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Un bagno da intenditori: intervista a Leonard Koren

Piero Bisello

Breve viaggio intorno al piacere di fare il bagno, che viene dall’inefficienza: ci accompagna Leonard Koren, artista, esteta e poliedrico polemista.

Se dovessimo fare l’esempio di un artista che forza i limiti di ciò che un artista può essere, questo sarebbe Leonard Koren, anche se la gamma dei suoi interessi e delle sue pratiche è semplicemente troppo ampia per essere incasellata. Ripetuti cambiamenti hanno segnato il percorso artistico di Leonard Koren. Nato a New York più di settant’anni fa, e a lungo residente in California (con qualche anno di pausa in Giappone), Koren ha studiato architettura e arte, si è appassionato alla filosofia, e ha praticato l’arte dell’editoria, assumendo contemporaneamente il ruolo di scrittore, designer, nonché quello di editore.

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Leonard Koren in 1985. Source: Wikipedia.

Nonostante l’inquieta vita professionale, Koren per molti anni si è concentrato su un tema splendidamente idiosincratico: fare il bagno. Come si comporta un artista nei riguardi di questo gesto e di ciò che implica? Nella biografia di una recente mostra a La Loge, a Bruxelles, si dice che dopo la sua laurea Koren avrebbe organizzato eventi per il bagno, creato particolari ambienti per il bagno, e pubblicato informazioni sul bagno. Nel 1976 ha anche fondato un rivista, WET Magazine, dedicata al bagno gourmet e ispirata dall’idea che il bagno debba essere qualcosa di più della semplice attività del lavarsi, proprio come il cibo gourmet è qualcosa di più che carburante per il corpo.

In un bagno per intenditori non c’è solo edonismo. Così Leonard Koren approfondisce anche le tematiche del design contemporaneo, dagli oggetti funzionali all’architettura, mantenendo un punto di vista esterno su questi temi, un punto di vista tipicamente artistico. La sua attenzione al concetto di inefficienza all’interno di contesti che altrimenti lo vieterebbero è sostanziale, così come sostanziale risulta essere la sua riflessione sull’estetica del Wabi-Sabi, il senso giapponese del bello, che fornisce un’alternativa agli ideali occidentali tradizionali sia nell’arte sia nel design.

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Wabi-Sabi

Nel tuo libro sul Wabi-Sabi poni alcune domande: “Come si raggiungere la semplicità senza indurre la noia? Come si può prestare attenzione a tutti i dettagli necessari senza diventare eccessivamente pignoli?” I tuoi libri appaiono vicini a questo stato di grazia raggiunto dall’intelligenza sobria e sentita di cui parli. A noi sembra una conquista artistica. Avevi già queste domande in mente? I tuoi libri sono dunque orientati al Wabi-Sabi?

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Japanese cable car bath. From WET: The Magazine of Gourmet Bathing. Photograph by Dana Levy.

Leonard Koren: Mi avvicino a ogni libro con serie di domande diverse. In altre parole, considero ogni libro che creo come un nuovo insieme di problemi da risolvere. Di solito ho idee che mi preoccupano in un dato momento, e cerco di capire come queste idee si relazionano le une con le altre. A metà del processo di creazione del libro inizio a capire verso cosa mi sto dirigendo, poi il lavoro diventa più chiaro. La prerogativa di tutti i miei progetti editoriali è il desiderio di affrontare i temi con onestà e autenticità. Di solito questo implica attingere da esperienze personali che per me sono uniche. Questo è tutto ciò che ho in mente mentre lavoro. Forse significa anche che i miei libri sono impregnati di atteggiamenti simili al Wabi-Sabi.

I Migliori Bagni

Il tuo libro sulle sale da bagno migliori non fornisce istruzioni su come progettarle (o non-progettarle). Ma offri tre metafore, agli artisti del bagno: scoperta, natura, poesia. Sono una miscela di fortuna, vernacolo e narrazione. Soprattutto quest’ultima, sembra anche un aspetto importante dell’arte, dove la narrazione è necessaria affinché un oggetto acquisisca status artistico, e valore. Un bagno gourmet, anche se non progettato, è vicino a un’esperienza artistica? Un bagno senza storia è come un’opera d’arte senza contenuto?

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From the book “Arranging Things: A Rhetoric of Object Placement” by Leonard Koren. Paintings by Nathalie Du Pasquier.

Leonard Koren: Wow! Che domanda teorica!! Nel libro “Undesigning the Bath” ho suggerito che ci si potrebbe avvicinare alla progettazione del bagno più come artisti che come designer. Gli artisti si preoccupano di quello che definirei “poetico”. I designer si interessano più al “pratico”. Entrambi sono necessari per una vita soddisfacente nel mondo materiale. Ma nel contesto di vita nelle società industriali della classe media, e agiata, il pratico sembra aver sminuito il poetico. Così cerco di rimediare a questo squilibrio… Tornando alle vostre metafore del bagno senza storia e dell’opera d’arte senza contenuto. Penso che noi esseri umani riempiamo sempre i vuoti con le nostre storie e i nostri contenuti. Cioè, creiamo automaticamente dei significati, anche da minime informazioni. Per quanto siano soddisfacenti o appaganti, questi significati variano da una situazione all’altra. Nei miei libri sostengo sempre i significati che preferisco, e questi tendono verso la direzione poetica.

Bagno e inefficienza

Quando parli di ergonomia, dici che si tratta di prevedibilità progettata, che potrebbe essere giustificata per gli interni delle automobili, o per le tastiere dei computer. Ma non per una sala da bagno. Potresti illustrarci le proprietà di un bagno anti-ergonomico? Il bagno serve anche a rilassarsi, mentre l’imprevedibilità implica ansia, l’ansia dell’inefficienza.

[Qui il link a un nostro scritto sul “design abusato” delle auto disegnate da Daniele Milvio. Ndr]

Leonard Koren: Avete ragione. Alla fine, il conforto della prevedibilità è una dinamica psicologica importante. Ma credo che il mio impulso come provocatore sia quello di smuovere le cose. Continuare a spingere in avanti. Non necessariamente per rendere le cose migliori – perché, dopo tutto, cos’è “migliore”? Ma è utile sforzarsi di concepire le cose in modo nuovo. In ultima analisi, i piaceri che sostengo di più sono cerebrali piuttosto che tangibili.

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From WET: The Magazine of Gourmet Bathing. Shower (in Costa Rica) and photograph by Jim Ganzer.

Sensualità?

In una nota a piè di pagina c’è un passaggio sull’anarchia che nel bagno si trasforma in disagio: “una situazione collettiva alle terme, in cui tutti sono ugualmente consapevoli di non conoscere le regole, può causare un momentaneo crollo della gerarchia sociale, che di solito è sensazione piuttosto piacevole. Ma presto confusione e disagio sostituiscono il piacere, quando le nozioni di cortesia, modestia, intimità e correttezza sono affrontate individualmente e in modi contrastanti”. Credi che questa via di mezzo tra anarchia e convenzioni sia ciò che rende il bagno così eccitante, se non sensuale? Ovvero, sensualità come sorpresa controllata.

[Qui il link il nostro testo su Victoria Colmegna, artista emergente che pure ha esplorato le ambiguità presenti nei bagni e nelle terme. Ndr]

Leonard Koren: Non stavo pensando alla sensualità o all’erotismo quando ho scritto le regole e il galateo delle terme. Pensavo piuttosto alla trascendenza meditativa che il bagno può ispirare. Penso che tu abbia ragione, però. Un po’ di anarchia, o “sorpresa controllata”, può far battere il cuore più veloce, in modo positivo.

Design Contemporaneo

Nel tuo libro troviamo idee contro l’istituzionalizzazione, l’egocentrismo e persino contro la misantropia di design e architettura. Tuttavia, ci dovrebbero essere designer e architetti consapevoli di questi problemi. Puoi fare qualche esempio?

Leonard Koren: Come critico e polemista provo a infierire contro le ideologie e i comportamenti istituzionali che ritengo regressivi. Nella vita reale, però, tendo ad essere piuttosto magnanimo verso il design e l’architettura che incontro. Maneggiare ed esaminare una teiera prodotta in serie da George Sowden, per esempio, mi dà sempre grande piacere. E ogni edificio in cui abito per più di un giorno mi fa sentire a casa. C’è un libro sull’artista Robert Irwin intitolato “Vedere è Dimenticare il Nome della Cosa che si Vede”. Questa frase riassume tutto, credo. Sperimentare qualcosa per quello che è, e non per tutto il clamore che lo circonda, è una sorta di accordo tra te e la cosa/architettura. Con questa intesa, tutto va bene. Direi addirittura che va benissimo.

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From the book “Arranging Things: A Rhetoric of Object Placement” by Leonard Koren. Paintings by Nathalie Du Pasquier.

Editoria Contemporanea

Infine, grazie al tuo lavoro editoriale, con WET e altri progetti, puoi essere considerato un esperto di editoria d’arte. Qual è la tua opinione sullo stato del settore? Hai progetti di libri o riviste in corso?

Leonard Koren: Mi dispiace, ma non ho opinione riguardo stato dell’industria editoriale. Sto però finendo di lavorare a un libro. Qualche anno fa, durante un’intervista, mi hanno chiamato “esteta”. All’inizio pensavo fosse una critica. Dopo aver riflettuto sull’etichetta, però, mi sono reso conto che probabilmente il giornalista aveva ragione. La bellezza è un tema costante nella mia vita e nel mio lavoro. Allora perché non accettare il fatto che la bellezza è un nodo centrale della mia esistenza? Il mio prossimo libro si intitola pertanto “Le Muse di un Esteta Curioso”. Se tutto va bene, dovrebbe essere pubblicato entro la fine del 2020.

July 16, 2020