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La preghiera agli antenati di Raffaela Naldi Rossano

Sonia D'Alto

Raffaela Naldi Rossano evoca genius loci e memoria personale per prevedere una società libera e alternativa

Ricombinare le esperienze, distillarle, renderle permeabili, è parte di un “fare” processuale che abita il lavoro artistico e le ricerche comunitarie dell’artista Raffaela Naldi Rossano (Napoli, 1990). Più voci, più prospettive e più temporalità si misurano con la costruzione del sé e della propria identità, nell’intreccio tra soggettività e desiderio. Abitare il mondo diventa necessità di ripensare e trasformare il rapporto tra spazio privato e pubblico, di abitarlo organizzando le contraddizioni con cui esso si articola, scomponendo quelli che sono i legami di un linguaggio e di una logica propri del potere secolarizzato.

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Raffaela Naldi Rossano, installation view of “I Confess“ at der TANK, Basel, 2019. Photo: Guadalupe Ruiz. Courtesy: the artist.

Le opere di Raffaela Naldi Rossano sono veicoli relazionali di possibilità da ricombinare. We are the granddaughters of the witches you were never able to burn sono lettere di ceramica, parte della mostra I confess (der TANK, Basilea, 2019), che alludono già a un senso di comunità e si articolano attorno a vari oggetti e altre scritte, ispirate agli slogan di una protesta femminista che ha avuto luogo in Svizzera nel 2019.

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Raffaela Naldi Rossano, We Are the Granddaughters of the Witches You Were Never Able to Burn, 2019, 56 ceramic letters. Courtesy Fondazione La Quadriennale di Roma and the artist. Photo: DSL Studio

Dopo un anno, nella mostra della Quadriennale d’Arte 2020, a Roma, il lavoro testuale si trasforma in We never/Ever able to burn, con altri caratteri che diventano simboli. Questa volta le lettere posate sul pavimento sono organizzate secondo modalità agitate, possedute, infestate, rivolte a una perenne invocazione, che esclude le nozioni e i concetti di una cultura dominante, in cerca di una riappropriazione che non è solo identitaria o materiale, ma anche ricca di riformulazioni e trasformazioni.

There are no new ideas still waiting in the wings to save us… There are only old and forgotten ones, new combinations, extrapolations and recognitions from within ourselves — along with the renewed courage to try them out. And we must constantly encourage ourselves and each other to attempt the heretical actions that our dreams imply, and so many of our old ideas disparage.
– Audre Lorde

Convocare e coinvolgere sé stessi e gli altri in nuove relazioni con la semantica del linguaggio significa anche confondere le strutture di potere, rievocare una confabulazione politica e spirituale, basata su gesti e storie, sul recupero e l’invenzione di simboli, di corpi e oggetti, o invocando antenati, esseri ed entità.

Lo spazio e il tempo, le categorie più oppressive che l’uomo ha costruito, possono essere riconquistate, ripensate, ri-editate come modalità di rinnovamento e di invenzione. È questo il ruolo che il rituale e il mitologico assumono nel lavoro di Raffaela Naldi Rossano. Genius loci e memoria personale si fondono nella ricerca di una società o di una comunità alternativa. Partenope, una delle tre sirene della mitologia greca, dal cui corpo si fa risalire la fondazione di Napoli, che a sua volta viene trasposta in un’opera, Partenope appunto, a forma di moneta e di resina (2019). La stessa allude al sistema monetario delle società patriarcali occidentali.

Secondo la mitologia Partenope è una creatura fluida di genere, una donna potente, ribelle e seducente, considerata un pericolo per la società. Per queste ragioni, l’opera diventa il centro dell’approccio dell’artista alla nozione di formazione e trasformazione all’interno delle comunità e delle identità sociali.

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Raffaela Naldi Rossano, “Vision of Posterity,” 2017, floor installation, ceiling paper rest, various familiar found objects, plexiglass, two fine art print on rice paper, various dimensions.

Non a caso, Raffaela Naldi Rossano ha fondato a Napoli nel 2017 Residency 80121, una piattaforma di ricerca contemporanea dove, a partire da un appartamento ereditato dalla nonna, invita artisti e teorici a intervenire sull’identità sedimentata e multi-stratificata del luogo. Vision of postery, del 2017, è un’opera site- specific installata nell’appartamento che ospita Residency. Ingloba la materialità delle condizioni soggettive nell’esperimento formale. L’ambiente in cui interviene diventa transitorio, intimo, relazionale, permeabile. Ricorda la trasparenza dei fogli di sicofoil usati da Carla Accardi, il cui processo artistico mette a nudo, con la trasparenza dei materiali, la soggettività dell’artista. Come scrive Giovanna Zapperi: “gli ambienti di Accardi sollevano anche il problema di una soggettività sessuata attraverso uno spazio sociale separato ma aperto alla relazione”. [1]

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Raffaela Naldi Rossano, Cancer Buoy, 2019, resin, organic materials, textile, copper strings, 125x70x15x2 cm.

Nel caso di Naldi Rossano siamo in prossimità di una scomposizione radicale dell’ambiente architettonico e domestico; una riappropriazione non solo dello spazio, ma anche del paesaggio, ovvero un’articolazione poetica del territorio. Nella mostra personale di Basilea I confess, curata da Chus Martinez, il litorale e il paesaggio entrano a far parte di una trama collisionale con gli elementi dello spazio domestico. Le opere della mostra sono elementi di architettura, strutture di superficie e di contatto, in bilico tra esterno e interno, tra pubblico e privato, tra riparazione e trasformazione. Calchi di gomma di un litorale, di una spiaggia, di una serie di boe, co-abitano con un tetto pergolato, con lo scuro di una finestra e di tre letti (della temporalità).

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Raffaela Naldi Rossano, installation view from the exhibition “Waves Between Us,” Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene 2020. Courtesy the artist. Photo ©️ KLAK

Transition I, II e III sono “oggetti transitori” (Naldi Rossano), il cui statuto materiale e simbolico ci invita a sperimentare sistemi alternativi di abitare il mondo. Transition III, ora esposto alla Fondazione Sandretto Re Rebaudungo di Guarene, e originariamente parte della mostra I confess, si compone di più strati, di gesti e storie diverse, articolati secondo un nuovo linguaggio, una nuova narrativa, una nuova consistenza delle cose: il calco di gomma di una scogliera (un luogo che, tra l’altro, sembra fosse la terra delle sirene, che alla loro morte si trasformano in rocce) si fonde con il pizzo di un corredo nuziale. La descrizione della dote è detta in un mormorio di suoni, la voce e le parole si fondono in un esercizio ammaliante e conturbante.

Le tracce audio che spesso accompagnano il lavoro di Raffaela Naldi Rossano, come le confessioni alla Kathy Acker in Kindness will save us, riecheggiano il mito delle sirene e quello della loro voce, intrecciata a sussulti intimi. Nel processo creativo irrompe la sfera personale, con i suoi modi di vita e di sentire, sia psichici che corporei, con le sue metamorfosi e i suoi innesti, con le sue interruzioni e congiunzioni.

Sulle superfici, nei luoghi di accordo o nello spazio concavo di alcune delle opere esposte a Basilea, troviamo dei limoni di ceramica, limoni sotto sale, o certe cuciture realizzate a mano dall’artista. Se le cuciture sono il segno ingombrante di memorie personali e collettive che si accalcano sugli oggetti, sulle loro funzioni – troppo spesso patriarcali – e su cui l’artista interviene “a ricongiungere” (Naldi Rossano), i limoni sono il simbolo di una condizione eccedente, che cerca di superare un’episteme statica e rinvia a un’aura processuale nel sentire, percepire (la fragranza dei limoni macerati, per esempio).

La sintesi di queste esperienze è cristallizzata in Liquid confession I, II e III, tre acquasantiere di ceramica, dove il tatto del sentimento e dell’interiorità diventa la capacità “di sentire attraverso gli altri, nell’interiorità dei sentimenti, che gli altri sentano attraverso di te, che tu senta che loro sentono te”. [2] L’acquasantiera rimanda anche alla fontana di Kastalia a Delfi, che Raffaela Naldi Rossano ha visitato, insieme a due compagne, durante un viaggio alla scoperta dei templi dedicati agli oracoli femminili, durante il quale le tre donne hanno praticato insieme una serie di rituali.

I disegni su carta lavata in acqua salata intitolati Sister’s Salvation: Alive buried sounds alphabet from Ligea to Partenope in Hydra, sono il segno materiale di questi rituali e sono la visione di quello che abbiamo dimenticato, un linguaggio primitivo e remoto che rimanda alle altre sirene della tradizione mitologica greca – tutte sacerdotesse – e a una narrativa non lineare. Una visione per conoscere l’oblio, una profezia intrecciata con la storia e il paesaggio. Profezia che secondo Carla Lonzi non è predizione del futuro, ma coscienza di quello che non è riconosciuto o percepito. I colori spesso usati dall’artista sono il blu e il rosa, non solo simbolo della secolarizzazione binaria, ma anche memori dell’alba e del tramonto, di una poetica dello spazio che si è aperta al paesaggio e di una soggettività corale e polifonica che è pronta a irrompere con i suoi riti, i suoi miti, le sue confabulazioni.


[1] G. Zapperi, Carla Lonzi, Un’arte della Vita, DeriveApprodi, Roma, 2017
[2] Cfr Hapticality in: S. Harney & F. Moten, The Undercommons, Fugitive Planning & Black Study, MinorComposition, NY, 2013

Bibliografia

Giovanna Zapperi, Carla Lonzi, Un’arte della Vita, DeriveApprodi, Roma, 20017

Stefano Harney & Fred Moten, The Undercommons, Fugitive Planning & Black Study, MinorComposition, NY, 2013

Aure Lorde, Sister Outsider: Essays and Speeches. The Crossing Press Feminist Series. Trumansburg, NY: The Crossing Press, 1984.

Elisa Cuter, Ripartire Dal Desiderio, Minimum Fax, Roma, 2020

Silvia Federici, Caccia alle streghe, guerra alle donne, NeroEdition, 2020 Jean – Luc Nancy, Corpus, Cronopio Edizioni, Napoli, 2004

March 3, 2021