loading...

Un artista da tenere d’occhio: Louis Fratino

Stefano Pirovano

La prima personale di Louis Fratino in Europa è da Antoine Levi, a Parigi. Le opere in mostra confermano il suo straordinario talento.

C’è un tratto comune che sembra caratterizzare le opere d’arte efficaci, indipendentemente dal medium usato dall’artista, dall’epoca o provenienza. Lo definiremmo espressività. Louis Fratino è nato 24 anni fa nel Maryland, ha studiato pittura e illustrazione al Maryland Institute College of Art in Baltimore. Dopo un anno trascorso a Berlino grazie a una borsa di studio del Fulbright Research Fellowship (ottenuta nel 2015), si è trasferito a New York, dove attualmente vive e lavora. Il mondo dell’arte conosce Baltimora principalmente per due motivi. Il primo è che la città custodisce la più grande collezione al mondo di opere di Henry Matisse (presso il Baltimore Museum of Modern Art). Il secondo è che Baltimora è il palcoscenico preferito del regista, scrittore e artista John Waters. ‘Certamente conosco John Waters – dice Fratino – ma non personalmente. Mi piacerebbe incontrarlo‘. Apparentemente Waters e Fratino condividono lo stesso interesse per le persone comuni. Ma mentre Waters le trasforma in eroi morali (o ‘Modelli di ruolo’), Fratino è più attento a indagare le loro relazioni interpersonali e ciò che li emoziona.

Quanto l’ambiente, in questo caso Parigi, ha influenzato il tuo nuovo lavoro? Antoine Levi ci ha detto che dopo aver visitato alcuni musei in città hai leggermente modificato alcune tue opere.

Louis Fratino: Si, è vero. Nello specifico, ho dipinto un’opera che è strettamente connessa a un quadro che ho visto al Centre Pompidou. Credo che dipingere significhi in qualche modo reinterpretare, o riciclare qualcosa che si è visto prima. Nel mio caso, mi piace prendere in prestito composizioni e soggetti dal Modernismo, ma re-immaginare le figure basandomi su persone con cui sono in confidenza. Per esempio, ho visto un quadro con soggetto femminile e l’ho rielaborato in una figura maschile. Mentre ero a Parigi ho anche sperimentato per la prima volta l’utilizzo di tele di lino e colori a pastello, senza pittura. I dipinti su larga scala che ho presentato da Levi, per esempio, sono tutti a pastello. E’ stato gradevole trascorrere del tempo nella città dove sono stati fatti molti dei lavori che ammiro e che mi influenzano. Dipingere a Parigi si è rivelata una sorta di esperienza surreale e molto romantica.

Sembra che i tuoi modelli, maschili e femminili, siano stati messi lì apposta per dialogare con la storia dell’arte. Prendiamo, per esempio, il “Giovane ragazzo nella vasca da bagno” e la famosa serie di dipinti in cui Pierre Bonnard ha ritratto la moglie Martha.

Louis Fratino: Una delle cose più eccitanti dell’essere un pittore credo stia proprio nella possibilità di creare relazioni fra le varie opere d’arte, anche distanti nel tempo. Si possono avere rapporti umani molto intimi con persone che hanno vissuto centinaia di anni fa, e questo proprio grazie alla qualità delle loro opere.

Come scegli il soggetto dei tuoi dipinti?

Louis Fratino: Non sono sicuro di essere proprio io a scegliergli. Tendenzialmente i miei soggetti sono teneri e intimi. Spesso sono raffigurazioni di persone della mia famiglia, o del mio compagno, mentre fanno poco o niente; magari sono seduti al tavolo, o semplicemente sdraiati sul divano. Ho sempre lavorato cosi, anche quando ero a scuola. Dipingere persone che mi sono vicine è parte della mia natura. Non si tratta di una scelta politica o concettuale; è soltanto ciò da cui mi sento attratto.

Dove sei cresciuto?

Louis Fratino: In una zona rurale del Maryland, ma ho studiato a Baltimora.

Parlando di Baltimora, conosci John Waters quindi?

Louis Fratino: Certamente, lo conosco da quando sono un teenager e i suoi lavori mi piacciono molto. Mi interessa come utilizza lo humour, e come riesce ad essere perverso e divertente allo stesso tempo. Credo però che siamo due artisti molto differenti.

Questa è la tua prima mostra in Europa?

Louis Fratino: Si, è la mia prima personale in Europa. Anche se in realtà ho fatto parte di una collettiva a Londra e, con Antoine Levi, di una fiera d’arte lo scorso ottobre.

Che cosa ti interessa rappresentare?

Louis Fratino: Voglio rappresentare esperienze che mi sono accadute realmente. Cerco sempre di lavorare partendo dai miei ricordi ed essere a questi il più fedele possibile; senza però cadere nel banale, o nella quotidianità. Cerco di stabilire un legame emotivo con il pubblico e per far ciò devo essere veritiero più che posso.

Al giorno d’oggi sembra che il trend sia invece quello di rappresentare noi stessi attraverso gesti eclatanti, magari fatti solo per cercar di esser noi stessi.

Louis Fratino: Ho imparato che più vuoi essere attraente agli occhi degli altri, meno riesci a entrare in sintonia con loro. Il che è vero anche riguardo ai social media. Più riesci a essere genuino, maggiore sarà la risposta del pubblico. Non so dire se i miei lavori riescano sempre a raggiungerlo, ma questo è l’obiettivo che mi pongo.

Tra le molte fonti a cui fai riferimento – André Derain, Kazimir Malevich, Claude Monet, Tiziano Vecellio, solo per citarne alcune – ce n’è una che sembra prevalere, quella di Nicole Eisenman.

Louis Fratino: Mi sento molto vicino al suo lavoro, che ho scoperto quando ero a scuola e che credo mi abbia influenzato molto. Apprezzo questo vostro riferimento, visto che più spesso vengo associato a Dana Schutz, alla quale però mi sento meno legato.

Le facce e i corpi nei tuoi dipinti, sebbene piccoli, riempiono quasi sempre lo spazio. Poco è lasciato allo sfondo, che però quasi sempre esiste, ed è un luogo umano.

Louis Fratino: Provo a fare dei quadri piccoli che in qualche modo siano anche ‘grandi’. Sembra che al giorno d’oggi le opere piccole siano considerate di second’ordine, o di minor valore. Credo però che questa sia soltanto una valutazione arbitraria. Alcuni dei miei pezzi storici che preferisco sono infatti molto piccoli; penso a Vermeer, o a Beato Angelico, che cosi abilmente dipinge piccole figure nelle sue grandi tavole. Le dimensioni dell’opera dipendono anche dai soggetti che si intende rappresentare. Quando si tratta di quadri di contenuto intimo e privato, penso sia importante potersi avvicinare fisicamente e poter maneggiare l’opera con le proprie mani.

Come avviene con le polaroid erotiche di Carlo Mollino.
Perché hai scelto di vivere a New York?

Louis Fratino: Ho scelto New York principalmente perché volevo essere vicino alla mia famiglia. E anche perché volevo che la mia carriera iniziasse nel modo migliore. Dopo essermi laureato mi sono trasferito a Berlino, dove grazie ad una borsa di studio ho vissuto per un anno. Durante quel periodo ho prodotto molti quadri, ma poi ho pensato che ero molto distante dalla mia famiglia, che ancora vive nel Maryland, e mi ha scoraggiato dalla lentezza di Belrino, rispetto agli Stati Uniti. Così ho deciso di trasferirmi di nuovo. E ne sono molto felice.

Hai menzionato più volte la tua famiglia. Oggi sembra essere un concetto più europeo, o latino, che statunitense.

Louis Fratino: In effetti, il mio bisnonno è di Campobasso.

Sei Cattolico?

Louis Fratino: Ora non più, ma sono cresciuto come cattolico e credo che questo mi abbia influenzato. Da bambino avevo una fervida immaginazione e spesso pensavo agli angeli o a come fosse fatto il Paradiso. Probabilmente il mio esser superstizioso dipende dalla mia educazione cattolica.

Ti senti più vicino a Pablo Picasso o a Lucian Freud?

Louis Fratino: Credo che Picasso sia uno degli artisti migliori di sempre e amo il suo lavoro. Eppure il suo modo di pensare le figure, a volte in modo ‘macho’, e anche la dimensione di certi suoi dipinti, fanno sì che mi senta più vicino a Freud. I miei soggetti riguardano momenti di vita privata. Come Freud spesso dipingendo un tempo in cui non accade nulla.

Freud è emerso come artista da una vita tragica. La narrativa dietro al suo lavoro supera senz’altro il valore estetico dei suoi dipinti. Nel tue caso?

Louis Fratino: Fino ad ora ritengo di essere stato piuttosto fortunato. Non c’è è nessun melodramma. Anzi, attraverso il mio lavoro cerco di comunicare la capacità di lasciarsi stupire dalla vita e la mia gratitudine verso di essa. Sono consapevole di essere in una posizione privilegiata, ma è una posizione autentica.

Come dipingi?

Louis Fratino: Faccio molti disegni su carta. Probabilmente passo la maggior parte del mio tempo a disegnare sul mio album. Se mi accorgo che un disegno ha qualcosa che mi interessa tradurre su tela allora inizio a dipingere, senza però preparare la superficie. Utilizzo molti livelli di pittura anche se, per esempio, i quadri che ho dipinto a Parigi per la mostra da Antoine Levi hanno uno strato di pittura meno corposo del solito. Se mi focalizzassi soltanto sul problema di riprodurre su tela il mio disegno, credo che alla fine non sarei soddisfatto del risultato. E’ importante per me fare un passo indietro e lasciare che sia il dipinto a guidarmi mostrandomi qualcosa che magari io da solo non avrei fatto.

Come nel caso di uno scrittore di romanzi; bisogna stare lontano da sé.

Louis Fratino: Credo di sì. Fortunatamente per me dipingere è un processo automatico e intuitivo e non mi è difficile smettere di pensare mentre sto lavorando. E quando riesci a non pensare, la tua mente è davvero libera.

Eri bravo a disegnare anche da piccolo?

Louis Fratino: Sì, lo ero. Ricordo che facevo molta fatica in chimica, e nonostante restassi a scuola giorno dopo giorno per migliorare, ad un certo punto il professore mi disse che probabilmente non sarei mai riuscito nella sua materia, ma almeno ero bravo a disegnare.

June 22, 2021