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Roberto Casamonti: “Sono come una sirena” (una lezione di collezionismo)

Stefano Pirovano

Roberto Casamonti, fondatore di Tornabuoni Arte, apre la sua collezione d’arte al pubblico e arricchisce l’Europa di un nuovo, straordinario museo. Ma c’è un messaggio da capire dietro a questo inedito modello culturale.

Un appartamento di 500 metri al piano nobile di Palazzo Bartolini Salimbeni, capolavoro d’architettura di Baccio d’Agnolo eretto nel cuore patrizio della Firenze rinascimentale, sarà presto la nuova casa della collezione d’arte di Roberto Casamonti. Il nuovo museo aprirà al pubblico il 24 marzo e ospiterà il meglio di stelle del 900 europeo come Giacomo Balla, Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Felice Casorati, Le Corbusier, Marino Marini, Renato Guttuso, Lucio Fontana, Piero Dorazio, Alighiero Boetti. All’anagrafe Casamonti non è più un ragazzino, ma mostra entusiasmo giovanile per quella che chiama la sua “nuova avventura” e con l’umiltà dovuta alle grandi imprese si augura che la Collezione avrà lo stesso successo della galleria che aprì a Firenze nel lontano 1981.

Ci ha ricevuto un paio di settimane fa nella galleria sul Lungarno. Il Fondatore di Tornabuoni Arte (e del circolo di tennis Match Ball di Firenze, nel lontano 1974) è uomo schietto, esperto, scrutatore, simpatico (oltre che ex tennista di buon livello). A un certo punto dell’intervista ci invita a leggere la scritta che sta appesa al muro dietro di noi, appena sopra la porta d’ingresso al suo ufficio, proprio di fronte alla sua scrivania. Si tratta di un passaggio di ‘Se’ di Ruyard Kipling. Per lui è un manifesto, che dice di aver trovato per la strada durante l’alluvione che colpì Firenze nel 1966, quando il negozio di arredi del padre andò distrutto. “Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vittorie/ E rischiarle in un colpo solo a testa o croce/ E perdere e ricominciare di nuovo dal principio senza dire una parola sulla perdita”…

Cosa significa per lei collezionare arte?

Direi che significa fare un lavoro a tempo pieno. Ho aperto la mia prima galleria quando già collezionavo arte, con mio padre; e lo facevo per puro piacere, senza grandi aspettative. Vedendo buoni risultati ho poi scelto di dedicarmici totalmente. Ora ho gallerie a Parigi, Londra, Milano, Firenze, Crans Montana. Evidentemente collezionare arte mi ha preso l’anima.

E’ la galleria al servizio della collezione o vice versa?

La maggior parte dei mercanti d’arte sono anche collezionisti. Qualcuno diventa mercante quando capisce che certi pezzi che ha comprato non sono quelli che intende davvero collezionare. Cosi prova a venderli, e prima che se lo aspetti questo diventa un modello comportamentale. Vendi ciò che vale meno e tieni per te i pezzi migliori. Collezione e galleria sono due facce della stessa medaglia.

Massimo de Carlo racconta una storia simile riguardo a se stesso. Dice che aveva vinto al Totocalcio e con il guadagno aveva comprato dei quadri. Dopo poco però capisce che non erano quelli giusti. E’ così che inizia la sua carriera. Quest’anno La Triennale di Milano dedicherà una mostra alla sua collezione di arazzi di Alighiero Boetti.

Non sapevo questa storia, ma conosco De Carlo, di cui ho grande stima. Credo che tutte le persone nel mondo dell’arte condividano gli stessi problemi che derivano proprio dall’amore per l’arte.

Perché ha deciso di aprire una collezione, invece che un museo?

Perché voglio condividere con il pubblico le opere a cui sono più affezionato. Le opere che esporrò non sono solo rappresentative dei maestri che le hanno dipinte, ma anche della mia esperienza personale come collezionista. In un certo modo, io sono come una sirena. Sono metà mercante e metà collezionista. E posso dire che come collezionista ho avuto l’opportunità di conoscere artisti straordinari, come Emilio Vedova, o Piero Dorazio. Sfortunatamente non ho mai conosciuto Lucio Fonata, ma sono stato molto vicino a Teresita, sua moglie.

Da collezionista, è più interessato all’ artista o alle sue opere?

Un’opera d’arte può essere bella, ma se non c’è un’intelligenza che la sostiene questa si perde. Per esempio, se un artista copia un altro artista, il suo lavoro non ha valore, anche se è molto bello. Il tempo proverà se l’artista ha ragione solo se questo è stato in grado di fare qualcosa di davvero originale. In questo senso direi che Picasso e Fontana sono stati entrambi capaci di vedere nel futuro dell’arte, portandola a un livello superiore di qualità, espressività, bellezza. Di solito i capolavori provengono da uomini molto intelligenti. Come nel caso di Alighiero Boetti, che ho incontrato molte volte. Era un conversatore eccezionale.

Che tipo di collezionista crede di essere?

Mi è capitato più e più volte di non riuscire ad addormentarmi pensando a un quadro che stavo per comprare. Acquisire un’opera d’arte è un po’ come sedurre una donna. E’ impegnativo e stimolante. 

C’è un messaggio che vuole lanciare con la sua collezione?

Credo che una collezione sia prima di tutto un tributo a una grande passione. In questo caso si tratta della mia passione per l’arte. Certo, ho guadagnato dei denari durante la mia carriera; vendere un lavoro di Fontana che hai comprato 20 o 30 anni prima è di solito un buon affare. Ma posso assicurarle che non è il guadagno economico quello che i collezionisti vanno cercando.

Coprirà personalmente tutti i costi dell’istituzione?

La Collezione Roberto Casamonti è un organismo no profit. Le ho fornito opere d’arte e sede. Avrò però bisogno d’aiuto per sostenerne il programma culturale. Spero di trovare partner privati lungo la strada. Mi piacerebbe anche che l’ingresso fosse mantenuto gratuito.

Come mercante d’arte, qual crede sia il suo punto di forza?

Sono stato tra i primi a lavorare con artisti contemporanei come Lucio Fontana e Alighiero Boetti. Ora sono considerati maestri, ma c’è stato un tempo in cui anche loro erano artisti semi sconosciuti. Mi sono interessato anche alla prima metà del XX secolo; Felice Casorati, Ottone Rosai, Giorgio De Chirico, Giorgio Morandi, Ardengo Soffici, Massimo Campigli, Renato Guttuso. Erano gli artisti che amava mio padre, e quelli con cui sono cresciuto. Potrei dire che in qualche modo questa collezione rispecchia un suo sogno, che però non ha avuto la fortuna di realizzare.

Ha comprato qualcosa di nuovo per celebrare l’apertura?

Ho acquisito in asta un grande dipinto di Giovanni Fattori e ho comprato un bellissimo Casorati dal mio collega Giulo Tega. Ho già otto dipinti di Casorati, ma quest’ultimo è decisamente il migliore.

Lei è solito dire che “è sempre meglio avere opere d’arte che soldi’. Cosa significa?

L’arte è una scommessa a lungo termine e quando sei convinto del lavoro che stai comprando non dovresti badare troppo al prezzo. Ma poi si diventa vecchi, e conservatori, e non si vuol più vendere quell’opera, anche se vale molto. E’ diventata parte di te, e tu di lei.

June 22, 2021