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Un libro da leggere: The Art of Rivalry

Maria do Carmo de Pontes

Cosa hanno avuto in comune le amicizie tra giganti dell’arte come Henri Matisse e Pablo Picasso, o Lucien Freud e Francis Bacon? Erano tutte relazioni basate sulla competizione, che secondo Sebastian Smee è il vero motore (maschile) dell’evoluzione in arte.

Durante le loro vite tutti gli artisti di cui parla The Art of Rivalry, art book scritto nel 2016 dal premio Pulitzer australiano Sebastian Smee, hanno individualmente ridefinito il modo il cui l’arte viene percepita. E’ certo storia di giganti; ma quello che li ha resi tali, sostiene Smee, è soprattutto stata una rivalità tra due uomini – già, perché questi erano tutti individui maschi, come l’autore ricorda senza vergogna nell’introduzione –, ovvero una forza direzionale che, insieme a talento e caparbietà eccezionali, ha spinto la loro arte oltre i confini conosciuti. Stiamo dunque parlando del rapporto d’amore e odio esistito tra Lucien Freud e Francis Bacon, Edgar Degas e Édouard Manet, Pablo Picasso e Henri Matisse e, infine, Willem de Kooning e Jackson Pollock.

I motivi per cui queste amicizie si sono inasprite sono molteplici, e spesso poco chiari; in ognuno di questi casi c’è più di quanto l’autore stesso, o i lettori, mai sapranno. Si passa attraverso differenti scenari psicologici e modus operandi – come, per esempio, il processo lungo e scrupoloso attraverso cui Freud eseguiva il dipinto, opposto alla leggerezza di Bacon; ci sono ragioni personali, e a volte acerba competizione. Normalmente alla base del dualismo c’è una differenza d’età tra i due artisti in questione, o almeno c’è la sensazione che il nuovo arrivato sia una minaccia al regno di quel altro – sia dalla parte dei primi, sia dai secondi. Di fatto, malgrado lo sforzo di Smee di tracciare parallelismi a volte persino forzati, ogni amicizia ha la propria natura.

Il libro muove dalla più personale tra le relazioni in oggetto, ovvero quella tra Bacon e Freud, alla quale l’autore si riferisce con una nota romantica, oltre che con ammirazione per entrambi – vale la pena di ricordare che Smee ha scritto molto di Freud nel passato. Anche se Bacon era tredici anni più giovane, entrambi erano belli e pieni di talento quando si sono incontrati per la prima volta, nel 1945. Entrambi erano anche eccentrici. Ma c’era una cruciale differenza. Mentre Bacon era essenzialmente un socievole seduttore, Freud era piuttosto un tipo strambo. Il racconto procede con l’analisi del rapporto tra Manet – che pure era persona di natura socievole – e Degas, che al di là di ogni affinità elettiva condivideva con Manet il peso di provenire da una famiglia facoltosa, nella Parigi Ottocentesca, quando le difficoltà economiche erano, già allora, comuni tra gli intellettuali. In realtà il libro è stato suggerito da un viaggio in Giappone, durante il quale Smee ha visto il ritratto di Monsieur e Madame Manet dipinto da Degas tra il 1868 e il 1869, con Manet seduto sul divano mentre sua moglie suona il pianoforte. Degas l’aveva donato a Manet; in seguito, durante una visita allo studio dell’amico, Degas aveva trovato il dipinto privato della parte corrispondente al viso di Madame Manet. Era forse nell’intenzione di Manet affermare qualcosa riguardo alla propria nozione di verità, che profondamente differiva da quella dell’amico? O forse Manet si era sentito offeso dal modo poco lusinghiero in cui era stata dipinta sua moglie?

Il libro continua a Parigi, qualche anno più tardi, indagando il rapporto tra Matisse e Picasso, venuto dalla Spagna a Parigi con una bruciante ambizione di successo. In questo caso la rivalità sembra dipendere più da Picasso e dal suo entourage che da Matisse. Smee pone la questione in termini piuttosto netti: ‘era una battaglia in cui Matisse, per un periodo sorprendentemente lungo, non si era nemmeno accorto di essere coinvolto’. Poi ci sono Pollock e de Kooning, il cui successo difficilmente può essere dissociato dal sogno americano – il tizio del Wayoming senza educazione e l’immigrato olandese che arriva nel nuovo continente senza un soldo in tasca. Entrambi sfondano a New York. A un livello più generale Smee dice anche qualcosa riguardo a come la smania di emergere sia più ben vista nella Grande Mela che altrove nel mondo.

La maestria con cui Smee usa la lingua e la sua potente vena narrativa aprono la via a un racconto ricco, accessibile anche al lettore senza competenza specifica. Il libro è ricco di gustosi pettegolezzi, come quello che narra di quando Lucien Freud rifiutò di partecipare a un matrimonio perché ‘si trovava nella scomoda posizione di aver avuto rapporti sessuali non solo con la sposa, ma anche con lo sposo, e la madre dello sposo. O come la sera in cui, andandosene da una festa, Picasso e i suoi amici ‘poveri ma sempre disposti a fare sacrifici nell’interesse del piacere’, andarono a comprare frecce giocattolo armate di ventose da tirare contro un quadro di Marguerite Matisse (figlia di Henri) che Picasso aveva ricevuto come regalo da parte di suo padre. Ogni capitolo racconta momenti cruciali nella carriera di questi artisti, con tutte le insicurezze, i fallimenti, gli struggimenti che hanno dovuto attraversare per raggiungere uno stile autonomo. In questo modo il libro affronta passaggi cruciali e racconta dei più raffinati attori della scena artistica tra il XIX e il XX secolo – come Charles Baudelaire, Leo e Gertrude Stein, Peggy Guggenheim, o Clement Greenberg. Che fossero veri amici o canaglie, conclude Smee, è per loro stato certamente un beneficio confrontarsi con persone dotate di un talento grande quanto il loro.

June 22, 2021