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Il ‘lavoro libero’ di Karel Martens

Piero Bisello

Per decenni il graphic designer Karel Martens ha prodotto anche opere d’arte. Abbiamo scavato nella sua produzione ‘libera’, e nel suo rapporto con la nozione di opportunità.

Premessa (doverosa): l’articolo seguente riguarda l’artista Karel Martens, non Karel Martens il grafico. I due caratteri sono incarnati nella stessa persona, ma possono scindersi grazie al cosiddetto “lavoro libero”, e ai “monoprint”. Noto per aver ispirato la grafica dei libri della casa editrice socialista SUN, negli anni Settanta dei Paesi Bassi, oltre che per la rivista di architettura OASE, l’artista Martens è stato attivo tanto quanto il grafico, e ha prodotto… “lavoro libero”.

Writer and artist and the artist studio. June 2019
Writer and artist and the artist studio. June 2019.

“Lavoro libero”?

Perché, ora dovreste chiedervi, mettiamo “lavoro libero” tra virgolette? Ebbene, dovrebbe essere questo un modo, forse un po’ pedante, di sollevare un questione importante, ovvero se il lavoro artistico di Martens debba essere considerato del tutto libero, quantomeno più libero della sua grafica. Nick Currie scrive che Martens lavora su commissione per i clienti, ma poi precisa che c’è un parte di lavoro che egli fa per puro piacere. Questo è, appunto, lavoro libero. Libero in questo contesto significa libero da un’autorità a cui rispondere, quella di un committente. Questa è la condizione di chi non è vincolato alla parola del cliente, quella parola che può e spesso finisce per prevalere nelle decisioni importanti. In che misura dunque l’arte di Martens è libera quando non ha a che fare con questi vincoli? Ovvio, il punto qui non è negare il fatto che i monoprint di Martens derivino da quel tipo di libertà, e di piacere, che caratterizza le attività che si svolgono al di là del tipico rapporto economico tra cliente e fornitore. Questo tipo di libertà, nel caso dei monoprint, è un dato di fatto. Ma vorremmo piuttosto provare a precisare la questione della libertà artistica di Martens attraverso le opere stesse, per fare luce sui diversi modi di controllo – o di mancanza di controllo – che si giocano all’interno dei monoprint, vale a dire composizioni di colore costruite su schede cartacee recuperate qua e là.

Karel Martens, monoprints, 2017-18. Courtesy of Wilfried Lentz Rotterdam.
Karel Martens, monoprints, 2017-18. Courtesy of Wilfried Lentz Rotterdam.

Cogliere un’opportunità.

Probabilmente il modo migliore di affrontare la questione è partire dello stato di accessibilità dei materiali fisici: ciò che è a portata di mano è anche ciò che detta una specifica produzione artistica. Immaginate per un artista quanto sarebbe straordinario, ma anche terrificante, avere accesso a un catalogo infinito di materiali tra cui scegliere gli ingredienti per la sua opera. Per fortuna questo tipo di libertà non esiste, e i monoprint di Martens lo possono confermare. Queste opere sono costruite su supporti di recupero, ma sono lì semplicemente perché Martens ha avuto accesso agli archivi di un ufficio, o perché ha un’attenzione specifica per ciò che viene trascurato. Questo particolare materiale cartaceo si è rivelato, piuttosto che essere stato trovato, così come si sono rivelati i pezzi di metallo usati come lastre da stampa che compongono le combinazioni di colori dei monoprint. Attenzione però, non vogliamo privare l’artista del giusto merito di aver creato l’opera. Ci interessa invece mostrare come il lavoro artistico sia legato a certe opportunità, e magari provare a dire che l’atto creativo di Karel Martens è alquanto distante dal tipo di libertà di cui gode il pittore che, da cliché, affida le sue scelte geniali alla tela bianca.

Efficienza artistica.

Come scrive Robin Kinross a proposito della grafica di Karel Martens, il suo merito principale deriva dalla sua particolare abilità di ottenere molto da poco. Allo stesso modo, il suo “lavoro libero” indica una sorta di efficienza artistica: da un input limitato (schede cartacee, lastre di metallo trovate in un deposito di rottami, e una vecchia pressa), arriva una produzione di opere d’arte formalmente potenti, la cui bellezza estetica è difficile da non vedere. Come dicevamo, i monoprint di Martens sono un’opportunità abilmente colta, non soltanto il semplice frutto della libertà dell’artista. Oltretutto, in un’epoca in cui l’economia delle risorse è diventata un obbligo etico, il talento nel riciclare i materiali trovati può essere visto come un valore in sé. Anche nella sfera a cui appartengono le opere d’arte l’atteggiamento di accontentarsi di ciò che è disponibile potrebbe avere rilievo.

Karel Martens, Monoprint on Newspaper (detail), 1992. Courtesy of Wilfried Lentz Rotterdam
Karel Martens, Monoprint on Newspaper (detail), 1992. Courtesy of Wilfried Lentz Rotterdam.

Arte e reimpiego.

Nell’architettura antica capita spesso che si riutilizzino parti appartenute ad altri edifici per costruirne di nuovi. È il caso, per esempio, dell’Arco di Costantino a Roma, che incorpora decorazioni e materiali di almeno quattro epoche diverse. O dell’architettura romanica (qui io link al nostro saggio sull’architettura romanica a Como e nel suo territorio). In merito all’impiego di materiali di riutilizzo, gli storici citano due ragioni principali. Il primo è la convenienza: il materiale trovato potrebbe essere più economico e più facile da usare. Perché cercare in una cava del marmo nuovo se quel che serve è disponibile nelle vicinanze? Il secondo motivo è di carattere simbolico: il materiale trovato, specialmente quando si tratta di ornamenti, può essere incluso negli edifici per inviare messaggi specifici. Gli imperatori romani hanno mostrato le loro conquiste incorporando pezzi degli edifici conquistati in quelli da loro eretti.

Spolia on Constantine Arch. Source: Wikipedia
Spolia on Constantine Arch. Source: Wikipedia.

Vorremmo proporre una terza ragione all’impiego dei materiali di recupero, questa volta non necessariamente legati all’architettura. È l’idea che sta alla base dei monoprint di Martens, ovvero un gioco di opportunità, un certo atteggiamento di stravolgere ciò che ci arriva per volontà del caso allo scopo di creare valore, questa volta sotto forma di opera d’arte. Irénée Scalbert lo chiama atteggiamento del bricoleur, una figura che “è sempre immersa in situazioni pratiche, in nessun luogo più a suo agio che tra il sensibile e l’intelligibile, tra il terreno e l’aereo”. È l’idea più importante degli artisti efficienti – quelli che fanno molto con poco e che in qualche modo si oppongono all’idea degli artisti liberi. Alla fine considerare i monoprint di Martens come il suo lavoro libero è in effetti giustificato, ma può farci dimenticare un aspetto fondamentale del suo lavoro: l’importanza della sua opera deriva da una mancanza di libertà finemente sfruttata.

Karel Martes, monoprint, 2014. Courtesy of Wilfried Lentz Rotterdam.
Karel Martes, monoprint, 2014. Courtesy of Wilfried Lentz Rotterdam.

Karel Martens ha avuto presentazioni personali delle sue opere al Kunstverein München, Platform-L Contemporary Art Centre di Seoul, P! New York, il Design Museum di Gand, e la galleria Wilfried Lentz a Rotterdam. Roma Publications, uno dei migliori editori di libri d’artista in Europa (qui il link alla nostra selezione di editori di libri d’arte), ha appena pubblicato una ristampa della famosa monografia di Martens Re-Printed Matter, e ha pubblicato i cataloghi dei suoi monoprint. Studio Team Thursday presenterà una mostra di opere di Karel Martens che aprirà il 26 settembre a Rotterdam.

January 1, 2020