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La risposta di Joanna Kamm (un’intervista)

Piero Bisello

Abbiamo parlato con Joanna Kamm, che ci ha detto di come Liste sta affrontando le crisi puntando su solidarietà e condivisione di rischi.

Liste, a Basilea, è senza dubbio la fiera d’arte contemporanea per artisti e gallerie emergenti più importante al mondo. Gallerie influenti come Neu, Franco Noero o kurimanzutto hanno esordito qui. I collezionisti che amano scoprire e sostenere gli artisti contemporanei hanno sempre guardato a Liste con straordinario interesse, fin dalla sua prima edizione, aperta nel 1996. Abbiamo dunque contattato Joanna Kamm, direttrice in carica della fiera svizzera, per porle alcune domande, concentrandoci non solo sulle sue strategie di resilienza nell’attuale contesto di epidemia globale e di recessione economica, ma anche sul futuro di Liste e del segmento del mondo dell’arte che la fiera dovrebbe rappresentare.

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Joanna Kamm. Courtesy Liste Art Fair Basel. Photo: Diana Pfammatter.

Come molte altre fiere d’arte, Liste è stata rinviata a settembre, a causa dell’epidemia di Coronavirus. Alcune di queste hanno fatto ricorso a viewing rooms e vendite online per provare ad aiutare le gallerie a mantenere reddito e visibilità. Anche Liste sta pensando di attuare soluzioni simili?

Joanna Kamm: Finora le viewing rooms sono state impiegate dalle fiere che non hanno potuto avere luogo. Da parte nostra speriamo ancora che la situazione si stabilizzi entro settembre e che Liste, invece, si possa tenere. Nel frattempo diamo alle gallerie la possibilità di comunicarsi attraverso i nostri social media. Al momento le nostre gallerie possono presentare un’opera disponibile; non importa se la mostra di cui l’opera è parte è stata chiusa, rinviata o, come per alcune delle gallerie asiatiche, riaperta. Se saremo costretti a cancellare Liste, allora certamente ci metteremo in contatto con le gallerie partecipanti per provare a capire come sostenerle attraverso altri canali e cosa sarebbe per loro effettivamente più utile. Le ultime settimane ci hanno insegnato che questa è una situazione a cui è meglio rispondere in modo flessibile e spontaneo.

Secondo l’ultimo Art Basel and UBS Global Art Market Report, nel 2019 le vendite online d’arte contemporanea sono sensibilmente diminuite. La tendenza sarà probabilmente diversa quest’anno, visto che i canali tradizionali sono stati pressoché inattivi. Ciò detto, crede che anche a lungo termine la vendita e l’acquisto di opere d’arte contemporanea online dimostrerà comunque di aver perso il suo iniziale appeal?

Joanna Kamm: Come chiaramente mostra la situazione attuale, è sensato e importante che le gallerie e gli artisti abbiano il maggior numero possibile di occasioni di presentare, offrire e vendere opere d’arte. Ecco perché credo che, anche sulla base di quello che stiamo vivendo, la vendita online rimarrà un fattore rilevante e tendenzialmente stabile. Ma niente può sostituire l’esperienza personale di un’opera d’arte e l’interazione tra collezionisti, galleristi e artisti. Oltretutto, è molto più facile stabilire il necessario rapporto di fiducia tra collezionisti e galleristi dal vivo, piuttosto che in rete. Poi, una volta stabilito questo rapporto, può essere più semplice vendere via e-mail, o attraverso le viewing rooms. Per questo motivo sono ancora fermamente convinta che le fiere siano importanti e non possano essere sostituite.

Lo stesso rapporto dice che nel 2019 le gallerie più grandi (quello con fatturato annuale superiore ai 30 milioni di dollari) hanno registrato la crescita maggiore, a scapito delle gallerie medio-piccole (con fatturato tra 250.000 e 500.000 dollari all’anno). Alcuni commentatori ritengono che l’attuale situazione di recessione economica favorirà ancora di più le grandi, lasciando in difficoltà le gallerie piccole e medie. Lei è d’accordo con questa opinione? Come cercherà di fare in modo che Liste aiuti le gallerie a cui è rivolta?

Joanna Kamm: Se guardiamo alla situazione post crisi finanziaria del 2008, questo è purtroppo esattamente quel che è successo. Molti tra i principali collezionisti, che non sono tra i super-ricchi, non hanno avuto più risorse finanziarie da destinare all’arte; mentre è apparso un nuovo gruppo di acquirenti-investitori, più inclini a scommettere su valori sicuri. Noi, come fiera dedicata alle nuove scoperte e all’arte contemporanea, siamo stai fortemente colpiti da tale evoluzione. Posso solo sperare che la crisi dovuta al Coronavirus, che sembra aver un impatto ben più grave sull’economia globale, possa ispirare solidarietà. Intendo dire che l’attenzione ora non dovrebbe essere rivolta al proprio vantaggio e al proprio profitto, ma alla consapevolezza che le giovani gallerie stanno correndo un rischio estremamente grande, un rischio di cui tutti noi beneficiamo. L’anno scorso ho scritto a questo riguardo nell’editoriale del catalogo della fiera, e ciò che dicevo allora è più che mai valido oggi. Molti artisti rimarrebbero sconosciuti se non ci fossero galleristi disposti a correre grandi rischi nel cercare ciò che è ignoto, spesso senza la garanzia che il mercato effettivamente abbraccerà quegli artisti che, grazie a questi galleristi, possono fare le loro prime mostre personali e presentare il proprio lavoro al pubblico internazionale delle fiere. È attraverso l’impegno di queste gallerie che abbiamo l’opportunità di vedere l’arte che non solo descrive il presente, ma lo crea, con nuove estetiche, nuovi media e nuovi valori. Vivere con quest’arte porta a una visione più ricca e articolata del mondo. Quindi non si tratta solo un atto di generosità; quella di acquistare arte da gallerie giovani e di medie dimensioni è una necessità, per permettere a loro e ai loro artisti di continuare a lavorare. Abbiamo bisogno della loro arte. La solidarietà è sempre una questione di interdipendenza, si tratta di avere un obiettivo comune, che in questo caso dovrebbe essere quello di preservare la cultura. Liste farà ogni sforzo per attirare l’attenzione su questo, ancora e ancora.

A parte questo, stiamo lavorando su cose pratiche, come la raccolta di aiuti finanziari, in modo da poter sostenere le gallerie. Siamo molto grati a E. Gutzwiller & Cie, Banquiers, che da molti anni è lo sponsor principale della fiera, per averci più che mai sostenuto in questi tempi difficili; e siamo molto contenti di una donazione ricevuta dalla Foundation for the Promotion of Contemporary Art in Basel, che è vicina a Liste e che, per la prima volta quest’anno, ci permetterà di sostenere i costi di produzione degli artisti. Prima della pandemia eravamo già in contatto con la Fondazione e avevamo in programma di introdurre questo sostegno speciale a partire dal prossimo anno. Tuttavia, tenendo presente l’attuale situazione di difficoltà in cui si trovano galleristi e gli artisti, si è ritenuto opportuno offrire il sostegno già a partire da quest’anno. Siamo molto grati; è qualcosa di unico, per una fiera d’arte, poter direttamente sostenere la produzione delle opere.

Infine, ma non meno importante, cercheremo di portare al circolo dei Friends of Liste il maggior numero di nuovi membri possibile, membri il cui contributo potrà ridurre in modo mirato i costi degli stand. L’iscrizione annuale è di soli 250 franchi, si tratta quindi di una sorta di crowdfunding. Attualmente già 13 gallerie ricevono questo tipo di sostegno.

Courtesy Liste Art Fair Basel.

Proprio come le gallerie d’arte e i musei, anche molte fiere d’arte sono diventate produttori di contenuti, a partire da Art Basel (qui il link del nostro approfondimento sulle riviste pubblicate dalle gallerie ). Ci riferiamo alle mostre ‘curate’, all’arte pubblica, e alla scrittura critica da loro, o nel loro contesto, direttamente sponsorizzata. Pensa che questa tendenza aumenterà in futuro? In che misura l’attuale situazione di emergenza sarà responsabile di questo cambiamento?

Joanna Kamm: Posso parlare solo per noi, perché dipende dal profilo della fiera su quale tipo di contenuti aggiuntivi abbia senso investire. Liste offre alle giovani gallerie e ai loro artisti la migliore piattaforma internazionale possibile, e offre ai visitatori la migliore opportunità di confrontarsi con la nuova arte. È così che ci differenziamo dalle altre fiere: siamo una piattaforma dedicata a nuove posizioni, nell’arte contemporanea. Il contenuto, per me, sta quindi soprattutto nell’arte che presentiamo. A Liste ci sono ogni anno tanti nuovi artisti da scoprire e ciò richiede tempo e concentrazione. Siamo una fiera che promuove l’incontro puro e personale con le opere d’arte. Quest’anno, per esempio, abbiamo già 47 mostre personali. Non è qualcosa che chiediamo esplicitamente; piuttosto, sono le gallerie stesse a voler dare una visione più approfondita del lavoro dei loro artisti.

Avete lanciato una campagna sui social media attraverso l’uso dell’hashtag #ListeRecommends, promuovendo diverse iniziative di piccole e medie gallerie in tutto il mondo che mirano a mantenere visibili i loro artisti e le loro opere d’arte (pensiamo a not.cancelled Vienna, per esempio). Alcune di queste gallerie non esporranno a Liste 2020. Ci chiediamo quindi se il tipo di solidarietà di cui ha parlato in relazione alla fiera si stia ora estendendo anche a chi non vi prenderà parte.

Joanna Kamm: Esattamente; penso che ora sia molto importante guardare oltre il nostro piccolo mondo e fare tutto il possibile per sostenere le gallerie e i loro artisti, in generale. Per quanto i confini abbiano di nuovo un ruolo da svolgere, non dovrebbero essercene in termini di sostegno. Quando vediamo una grande iniziativa come not.cancelled, che ora continua anche a Berlino, sarebbe assurdo non sostenerla semplicemente perché non tutte le gallerie coinvolte quest’anno stanno facendo Liste. Le gallerie stanno lottando molto e noi vogliamo mettere a loro disposizione la nostra voce. Più ne beneficiano, meglio è per tutti. A parte questo, Liste ha una lunga storia alle spalle e molte gallerie hanno iniziato la loro carriera internazionale proprio partecipando a Liste. Per noi queste gallerie fanno ancora parte della comunità di Liste.

Qualche settimana fa la scrittrice inglese Olivia Laing ha pubblicato un articolo d’opinione su The Guardian riguardo al ruolo dell’arte nella situazione attuale. L’articolo termina con ottimismo: “dobbiamo tenerci a galla a vicenda, anche quando non possiamo toccarci. L’arte è un luogo dove questo può accadere, dove le idee e le persone sono benvenute. È una zona di incanto oltre che di resistenza, ed è aperta anche adesso”. È dunque questo il miglior argomento, oggi, per convincere un collezionista che potrebbe pensare che non è più il momento di sostenere l’arte, gli artisti, e le loro gallerie, del contrario?

Joanna Kamm: Sono totalmente d’accordo con Olivia Laing. In un mondo in cui l’incertezza è il sentimento dominante, gli artisti portano tale sentimento all’estremo, e danno a questi stati immateriali. Credo che ancora non si capisca del tutto cosa ci sta succedendo e come sarà il futuro; ma certo l’arte può renderlo speculativamente visibile. Non importa se l’arte è intrinseca, astratta o documentaria, se esplora stati urbani concreti o regni fantastici, perché si tratta di diversità e del potere dell’arte e della cultura, soprattutto quando il mondo è in crisi. Il potere di sviluppare nuovi modi di vedere e di pensare è il dono che gli artisti ci fanno. Questo è importante per la società, e si potrebbe arrivare a dire che, soprattutto in questi tempi, i collezionisti hanno una responsabilità per la quale ricevono anche molto in cambio. È questa la solidarietà che ho descritto sopra.

April 21, 2020