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Evan Chow, dai bisnonni al New Museum

Ricko Leung

Abbiamo incontrato Evan Chow, collezionista di terza generazione, trustee del New Museum e membro del Cercle International del Pompidou.

Come leggerete, l’interesse di Evan Chow per l’arte contemporanea viene da molto lontano. Sulla base delle proprie radici ha poi raccolto, nel giro di appena un decennio, una collezione di oltre 200 opere, che guardano all’astrazione geometrica, alla pittura, agli artisti emergenti a e quelli più affermati, con un focus su Hong Kong, dove attualmente Chow vive e lavora. Parte di queste opere impreziosiscono la sua casa di villeggiatura di Sai Kung, nella regione dei Nuovi Territori (Hong Kong). Nel frattempo Evan Chow è diventato membro di due circoli tra i più esclusivi che il mondo dell’arte possa offrire, ovvero il consiglio dei trustees del New Museum di New York e il Cercle International Global del Centre Pompidou di Parigi.

Evan Chow.

Dove nasce l’amore per l’arte?

Evan Chow: Nel mio caso è stato ispirato dalla famiglia da cui provengo. I miei bisnonni, i miei nonni, e i miei genitori, sono stati collezionisti d’arte calligrafica, antiquariato e ceramica cinese. Ricordo che quando ero bambino mio nonno alternava meticolosamente i pezzi antichi e i mobili in base alle stagioni, agli eventi, alle festività, aggiungendo di volta in volta nuove opere alla nostra collezione.

Quando ha sentito l’esigenza di iniziare a collezionare di persona?

Evan Chow: Negli anni 2000, quando lavoravo nel settore delle banche d’affari, mi sono sempre divertito, ma non avevo abbastanza tempo da dedicare all’arte contemporanea e al design. Con l’inizio della fiera d’arte originariamente chiamata ArtHK, e diventata Art Basel Hong Kong nel 2013, ho avuto modo di sviluppare un interesse più vivo. Ricordo ancora l’euforia che ha accompagnato il mio pellegrinaggio ad ArtHK l’anno in cui ho acquistato l’opera di Zhang Xiaogang. In seguito sono entrato a far parte del consiglio internazionale di direzione del New Museum di New York, poi del suo consiglio di amministrazione del museo, e questo ha ampliato enormemente il mio orizzonte sul paesaggio dell’arte contemporanea.

Come descriverebbe la sua collezione?

Evan Chow: Mi concentro sulla Geometric Abstraction e sugli artisti liberamente associabili questo linguaggio. In realtà questo è un termine ombrello che reca in sé le diverse interpretazioni che hanno portato, per esempio, il Minimalismo americano degli anni Sessanta, o l’Arte Concreta internazionale. L’essere associato al New Museum mi procura molte informazioni sugli artisti storici meno riconosciuti, così come sugli artisti emergenti, che affrontano le problematiche e i temi sociali più coinvolgenti del nostro tempo. Alcuni di questi sono particolarmente attenti alle tecnologie digitali. Anche le loro storie sono nel mio radar. Sin dagli anni in cui frequentavo il college, negli Stati Uniti, quando ho sviluppato la passione per la pittura frequentando i corsi di storia dell’arte, sono rimasto fedele a questo medium. Ho dedicato una parte del mio budget alla ricerca dei giovani pittori contemporanei, di ogni scuola o stile. Spero che quello che ho sostenuto saranno considerati l’estetica più rappresentativa del nostro tempo. Riservo ovviamente un posto speciale agli artisti di Hong Kong, così come agli artisti internazionali delle varie diaspore asiatiche.

Esistono altri fili conduttori?

Evan Chow: Oltre ai diversi fili attuali, che ho provato a classificare nella domanda precedente, credo che una collezione privata, a differenza di quella di un museo, debba riflettere anche l’ambiente, gli interessi e i desideri di un individuo, cioè colui che collezionista. Dovrebbe quindi rimanere fluida, ed essere costruita non solo dal suo proprietario, ma anche attraverso le sue interazioni, ovvero i suoi rapporti con galleristi, consulenti, curatori, critici, collezionisti, ovvero tutte figure che animano questo ambiente. Nonostante sia da intendere come qualcosa di molto personale, collezionare arte ha in realtà una forte componente sociale e comunitaria. Le mie acquisizioni vanno dunque ben oltre l’attrazione visiva. Riguardano più la storia, la metodologia, l’ispirazione e il significato dell’artista e del soggetto.

Art collector Evan Chow's house in Sai Kung, Hong Kong.
Art collector Evan Chow’s apartment in Hong Kong. Two works by Harold Ancart. Photo: TR_ConceptnVisual. Courtesy of Evan Chow.
Mika Tajima, Negative Entropy (Kazue Kobata, Blue, double), 2015. Cotton, wood, acoustic baffling fel, 140 x 110.5 x 4 cm. Courtesy of Evan Chow.

Come decide se acquistare un’opera d’arte o collezionare un artista?

Evan Chow: Per una collezione privata, per una vasta gamma di ragioni, obiettivi e vincoli giocano un ruolo fondamentale nel decidere cosa acquistare e quali artisti sostenere. Come ho detto, lavoro a stretto contatto con il mio team per rivedere ogni acquisto alla luce della nostra metodologia e della ricerca che facciamo – anche se a volte prendo decisioni istintive. Per me è anche importante considerare se il pezzo può essere inserito in una delle mie proprietà; mi piace vivere con le opere d’arte. Nonostante i miei impegni professionali, riesco a passare un po’ di tempo in contatto con il mondo dell’arte ogni giorno, di solito durante la notte. Sono felice di avere un team che gestisce la mia collezione, che si procura le opere e che, quando ho tempo libero, condivide con me le conoscenze artistiche che ha maturato. Sto costruendo una biblioteca d’arte, a casa, dove idealmente vorrei dedicare più tempo allo studio degli artisti che mi interessano.

Evan Chow.
Art collector Evan Chow’s house in Sai Kung, Hong Kong.

In che modo il suo background finanziario influenza il suo collezionismo e la sua percezione del mondo dell’arte?

Evan Chow: Tendo a trovare un equilibrio tra il valore dell’investimento e l’importanza culturale.

Ha un profilo Instagram pieno di opere d sempre aggiornato. Utilizza i social media anche per scoprire gli artisti e acquistare opere d’arte?

Evan Chow: In questo momento Instagram è il modo più semplice per scoprire gli artisti e le loro opere. Ma mi piace anche prendermi il tempo necessario per capire il contesto e i vari aspetti di un lavoro, seguendo i profili delle gallerie, degli specialisti, dei musei, e ovviamente quelli degli artisti stessi. Instagram è la piattaforma connettiva per eccellenza, soprattutto in un periodo come questo periodo, orfano di mostre e grandi fiere. Uso Instagram anche come strumento di comunità, per rimanere aggiornato e in contatto con tutti. Mi capita anche di scambiare messaggi con commercianti, artisti, curatori o colleghi collezionisti mai incontrati prima. Ho persino fatto qualche acquisto.

Ha viaggiato molto, per visitare gli studi degli artisti e le case dei collezionisti. Qualche storia interessante da questi incontri?

Evan Chow: Tornando ai tempi che correvano prima che i viaggi della comunità artistica internazionale si fermassero, ricordo di aver partecipato, la scorsa estate, alla Biennale di Istanbul, curata da Nicolas Bourriaud, nell’ambito del New Museum Patron study tour, organizzato dal principale mecenate d’arte turco, Fusun Eczkabsi. Dopo di che, abbiamo viaggiato come consiglio di amministrazione del New Museum per visitare la casa di Dakis Joannou, il collezionista greco, e di sua moglie Lietta Marousi. Gli studi degli artisti devono essere i luoghi più emozionanti del mondo. Tra quelli più memorabili che ho visitato ci sono quelli di Peter Halley, Apostolos Georgiou e Hiroshi Sugimoto. L’incontro con Georgiou, vicino a Kavouri, e gli scambi che abbiamo avuto sono per me esperienze indimenticabili.

Quali effetti ha, nel suo caso, l’esser membro del consiglio di amministrazione del New Museum e del Cercle International Global del Centre Pompidou?

Evan Chow: Far parte degli organismi di patrocinio di istituzioni così diverse, e con obiettivi diversi, ti fa capire che sostenere l’arte contemporanea va ben oltre la firma di un assegno per l’acquisto di un’opera; si tratta di contribuire con le proprie idee e con le proprie risorse, in modo proattivo, creando iniziative di coesione con le rispettive famiglie di mecenati. Nonostante gli impegni professionali mi tengano molto occupato, sono felice quando posso di condividere le mie esperienze strategiche e transfrontaliere per contribuire a guidare queste importanti istituzioni culturali e aiutarne lo sviluppo.

Evan Chow.
Art collector Evan Chow’s house in Sai Kung, Hong Kong. From left to right, works by Sanya Kantarovsky and Chris Huen. Photo: TR_ConceptnVisual. Courtesy of Evan Chow.

Come polo artistico, quali i pro e contro di Hong Kong?

Evan Chow: Hong Kong dovrebbe essere qualcosa di più di un mercato dell’arte, o di un centro commerciale. Siamo in prima linea nel mercato internazionale dell’arte, ma non dobbiamo dimenticare che questa città non solo si trova all’incrocio tra il cosiddetto Occidente e l’Oriente, ma è anche un micro mondo dell’arte contemporanea asiatica. Nell’ultimo decennio sono anche fiorite istituzioni importanti, come il futuro museo M+ museum. Hong Kong svolge un ruolo fondamentale nel tessere la storia dell’arte asiatica, nel promuoverne lo sviluppo e il dialogo interno. Penso che gli artisti e i professionisti dell’arte di Hong Kong vengano spesso trascurati o sottovalutati. Sono felice di aver recentemente assistito a un maggior coinvolgimento dei collezionisti locali, come già si sta facendo a Londra e Los Angeles nelle livello cooperativo dell’ecosistema culturale.

[Qui il link alla nostra intervista con Uli Sigg, ispiratore del M+. Ndr]

[Qui il link alla nostra intervista con Lynn Fung, direttrice del Liang Ly Museum di Hong Kong. Ndr]

Come collezionista, in quale modo sta contribuendo allo sviluppo dell’arte a Hong Kong?

Evan Chow: I collezionisti che hanno un raggio d’azione internazionale come me possono contribuire a generare scambi a livello di comunità dell’arte intorno alla rete, iniziative di progetti comuni, e collaborazioni istituzionali. L’anno scorso, durante Art Basel Hong Kong 2019, il New Museum si è riunito a Hong Kong, dove sono stato orgoglioso di aver presentato loro la scena locale e i colleghi collezionisti asiatici. Lisa Phillips, direttrice del museo, e James-Keith Brown, direttore del consiglio di amministrazione, insieme ad altri amministratori fiduciari degli Stati Uniti, hanno fatto un viaggio nella mia casa di villeggiatura, dove si trova una parte della mia collezione. Spero di riuscire a portare più slancio, connessioni e probabilmente idee a questi scambi già in atto tra il New Museum e l’Asia, con Hong Kong come base.

Può dirci i nomi di cinque artisti di Hong Kong che non dovremmo perderci?

Evan Chow: Chris Huen, Cheng TingTing, Firenze Lai, Wong Ping e Leelee Chan.

November 8, 2020