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2017-2021, evoluzione di un quasi-movimento

Stefano Pirovano

Facciamo il punto su quanto accaduto negli ultimi cinque anni a tredici artisti che non hanno mai smesso di frequentarsi (e di perseguire la sintesi tra immagine e volume)

Nel 2017, su questo stesso sito, ci prendemmo l’onere di fare il punto sull’evoluzione di quello a cui non ci parve corretto attribuire un’etichetta, ma che era di fatto un gruppo piuttosto definito di artisti (link). Appartenevano alla stessa generazione, si erano formati nelle stesse classi, abitavano lo stesso spazio urbano collaborando tra loro, come abbiamo avuto modo di vedere; e come hanno continuato a fare. Oggi, cogliendo l’occasione offerta dalla mostra attualmente in corso nello spazio di cui nel frattempo CfA si è dotato, sembra opportuno dire cos’è accaduto nell’ultimo quinquennio su questa stessa scena, che poi è quella di Milano, a cui la mostra in questione è dedicata. Se non altro perché uno degli effetti evidenti della pandemia che stiamo attraversando è l’aumento dello spazio operativo a disposizione degli artisti ‘vicini’, in questo caso a Milano – ma lo stesso si potrebbe dire per gli altri cuori dell’arte contemporanea europea, ovvero Parigi, Berlino, Bruxelles, Vienna, Atene, o Zurigo. Si badi, qui non è una questione meramente geografica; e se non abbiamo usato l’aggettivo ‘locale’ c’è più di un valido motivo.

Per gli artisti di cui parliamo Milano è infatti una funzione prima che essere un luogo, una funzione che può essere benissimo esercitata da remoto. Come nel caso di Alessandro Agudio e Beatrice Marchi – la quale già aveva studiato ad Amburgo, tra il 2015 e il 2017, frequentando le lezioni di Jutta Koether all’HFBK. Nel 2018, insieme, si sono trasferiti a Berlino, rispondendo all’esigenza di ampliare il proprio raggio d’azione, frequentare un’altra scena culturale, trovare nutrimento creativo e nuovi stimoli, evolvere umanamente e professionalmente. Oppure, come Lorenza Longhi, che dopo aver studiato all’ECAL di Losanna, nello stesso periodo si è trasferita a Zurigo per gli stessi motivi. Dallo scorso settembre Margherita Raso vive a Basilea, dove sta studiando all’FHNW, dopo aver trascorso un periodo a New York (2016/2017). Giangiacomo Rossetti, che pure si è formato all’FHNW, da due anni vive a New York, dove si è anche sposato. Altri, invece, a Milano hanno preferito rimanere, come Andrea Romano, Davide Stucchi, Alessandro Carano, Daniele Milvio, Dario Guccio e Anna Franceschini. Altri ancora a Milano sono addirittura tornati. Francesco Joao abitava a São Paulo quando nel 2019 ha deciso di rientrare in Italia, attratto dal nuovo clima culturale che a Milano si è creato dopo l’apertura di Expo e della nuova sede della Fondazione Prada. Qui il link a quanto che scrivemmo a caldo a proposito dell’istituzione (privata) che in poco tempo avrebbe cambiato il volto della scena contemporanea di una città dove le istituzioni artistiche pubbliche non hanno mai brillato, e certo non per mancanza di risorse economiche o intellettuali. Dopo un lustro passato all’ECAL di Losanna, prima come studente (2013/2015) e poi come Teaching assistant (2015/2017) nel 2018 anche Emanuele Marcuccio è rientrato a Milano, e oggi condivide lo studio con Daniele Milvio, del quale, per altro, è imminente la personale alla Fondazione Morra Greco di Napoli.

45°28′01″N 9°11′24″E, exhibition view, CfAlive, Milano, 2021/2022. On the left: Lorenza Longhi, Improved Accuracy VI, 2020, Two half standard fluorescent tubes welded together in pairs, Argon gas, transformer, 12 × 121,5 × 5 cm; on the right: Emanuele Marcuccio, Cometa Nera, 2021, mix media, 72 x 120 x 18 cm. Ph: Andrea Rossetti.

Con sguardo retrospettivo, riguardo al gruppo di artisti di cui stiamo parlando, possiamo pertanto affermare che se nella fase che va dall’esperienza di Motel Lucie alla Quadriennale del 2016 la città di Milano è stata soprattutto un punto di arrivo, negli anni che seguono la città ha provato di essere un luogo da cui era possibile partire per nuove esperienze, oppure al quale valeva la pena tornare perché qualcosa stava accadendo. E questo ha finito per rafforzare, invece che allentare, i legami umani che stanno alla base del gruppo in questione, e che ne costituiscono la linfa vitale. Già, perché non è forse lo Stil novo stato un’amicizia prima che un movimento letterario? E non si potrebbe dire lo stesso del Futurismo o dell’Arte Povera? Ma in questo caso, come in certa misura già di fatto avvenuto con l’Arte Povera, non si può parlare di un’estetica di riferimento o di una poetica comune, e nemmeno di una simile ‘visione’ del mondo. I migliori rapporti umani nascono spontaneamente.

Qui non c’è una regia, non c’è una strategia, non ci sono regole o regolamenti che non siano quelli dettati dalla simpatia, dalla stima reciproca, o forse dal sentirsi parte di qualcosa che certamente esiste ma che svanirebbe nel momento stesso in cui si provasse a dargli un nome, oppure un luogo. A questo proposito va anche notato che i talenti artistici emersi nella Milano immediatamente precedente, ovvero Vanessa Beecroft, Maurizio Cattelan e Francesco Vezzoli, hanno agito – e continuano ad agire – come monadi indipendenti tra loro. Il nostro gruppo non ha i tratti dell’organizzazione, ma i suoi attori non si può certo dire siano cani sciolti. Anzi, se a Milano oggi esiste una scena artistica è senz’altro anche merito loro. E in questo senso, volendo parlare di premesse, sarebbe più corretto guardare a un altro gruppo non-sistematico milanese, ovvero quello a cui ascriviamo Diego Perrone, Christian Frosi, Massimo Grimaldi, Giuseppe Gabellone e Roberto Cuoghi.

     

45°28′01″N 9°11′24″E, exhibition view, CfAlive, Milano, 2021/2022. On the left: Andrea Romano, Drawer bottom (#10 and #11), Collage, 2021, carte Varese, PVC, 53 x 67 cm (each); onte the floor: Margherita Raso, Untitled, 2015, iron cast, 72 × 62 × 25 cm; on the right: Daniele Milvio, Untitled, 2021, Synthetic clay, wood, gauze, gesso, paraffin, resin, metal, acrylic, aniline on Italian Touring Club’s map, 26 x 19 x 5,5 cm. Ph: Andrea Rossetti.
Francesco Joao, Untitled, soft pastel on wood stretcher bars from the studio of Antonio Dias, 2021, 205 x 10 x 7.5 cm. Ph: Andrea Rossetti.

Oltretutto, conseguenza e prova di quanto fertile la scena che stiamo cercando di descrivere abbia provato di essere è il fatto che dal 2017 ad oggi, con una pandemia di mezzo, il processo di internazionalizzazione delle singole posizioni non si è affatto interrotto, al contrario. Alla fine del 2020 Gian Giacomo Rossetti ha avuto una personale da Greene Naftali a New York, mentre Beatrice Marchi l’ha avuta da Sandy Brown a Berlino. Nell’estate del 2021 Lorenza Longhi ha esposto alla Kunsthalle di Zurigo, dove oggi è rappresentata dalla galleria Weiss Falk, che rappresenta anche Daniele Milvio. Davide Stucchi, oggi rappresentato anche da Deborah Schamoni (Monaco di Baviera), ha avuto una personale da Gregor Staiger a Zurigo. Dallo scorso anno Emanuele Marcuccio è rappresentato da Damien and The Love Guru a Bruxelles, oltre che da Lodos a Mexico City. Intanto, nel 2020 a Roma si è tenuta la Quadriennale, alla quale hanno partecipato Alessandro Agudio, Lorenza Longhi, Isabella Costabile e Anna Franceschini. Dario Guccio ha fondato il magazine Frankenstein, insieme a Stefano Coizzi, Emiliano Mattia Fadda e Marcello Mosca. Andrea Romano continua a essere rappresentato da Gaudel de Stampa a Parigi, dove ha avuto una personale lo scorso anno, mentre nel 2019 Francesco Joao l’ha avuta da Mendes Wood a Bruxelles. Tra il 2017 e il 2021 Anna Franceschini ha partecipato a diverse collettive, tra cui quelle da Campoli Presti a Parigi (2020) e alla Galerie Steinek di Vienna, che includeva anche opere di Andrea Romano e Diego Marcon (2017). Nel 2019 Giangiacomo Rossetti ha curato una mostra a Wall Riss di Friburgo a cui hanno partecipato anche Margherita Raso e Dario Guccio, che dalla scorso anno è rappresentato anche da Mine Project a Hong Kong. Funzioni in atto.

45°28′01″N 9°11′24″E, exhibition view, CfAlive Milano, 2021/2022. On the left: Giangiacomo Rossetti, Le prime ore del mattino, 2021, graphite on paper, 23 x 19 cm; laying on the floor: Davide Stucchi, Greek belts, 2020, Bubble wrap, tape, h100 x Ø 16 cm; at the centre: Dario Guccio, Nocturne, 2021, Ink and ecoline on paper, 68 x 55 cm; hanging at the ceiling: Alessandro Agudio, La casalinga di Voghera, 2020, varnished wood, steel cable covered in pvc, 180 × 25 × 25; on the right: Lorenza Longhi, Improved Accuracy VII, 2020, Two half standard fluorescent tubes welded together in pairs, Argon gas, transformer, 12 × 121,5 × 5 cm. Ph: Andrea Rossetti.

Se poi ci si volesse cimentare nella ricerca degli elementi comuni si finirebbe anche per cominciare a riconoscere costellazioni e asterismi di questa parte del cielo. Nel tipo di attenzione per tecniche e materiali, per esempio, mai fine a sé stessa, ma sempre volta a scoprire nelle une e negli altri nuovo potenziale espressivo. Oppure, si noterebbe una tendenza a superare la diversità tra bi e tri dimensionale, ossia tra immagine e volume. Per Daniele Milvio, Andrea Romano, Francesco Joao, Emanuele Marcuccio e Anna Franceschini, per esempio, l’immagine di natura pittorica, grafica o fotografica diventa comunque un oggetto scultoreo, e viceversa – si pensi al come questi artisti siano andati oltre il concetto di cornice o piedistallo. Nell’ambito della tecnica, il discorso su un artigianato inteso anche come ultimo baluardo in difesa dello spirito critico individuale è comune a Lorenza Longhi, Alessandro Agudio e Margherita Raso. La centralità dell’uomo e l’analisi dello spettro dei suoi disagi sono invece sottili striature di senso che spesso compaiono nelle opere di Davide Stucchi, Beatrice Marchi, Dario Guccio, Giangiacomo Rossetti e Anna Franceschini. Ecco, al momento questi ci sembrano i tratti principali, tratti da intendere come corollario ai singoli approfondimenti che abbiamo sino a questo momento pubblicato (si vedano i link inseriti in questa pagina), e che pubblicheremo in futuro. Del resto, non si tratta di materia semplificabile, e certo non mancheranno le occasioni per riprendere le vie più verticali.

45°28′01″N 9°11′24″E, exhibition view, CfAlive, Milano, 2021/2022. On the plinth: Anna Franceschini, Mi Amo Milano, 2021, rotating device, mirror, 20 x 20 x 13 cm; on the right: Alessandro Carano, Aggressivity and Thinking, 2021, coloured stickers on rubber floor and Nielsen aluminium frame, combined panels 50,5 x 83 cm. Ph: Andrea Rossetti.
Beatrice Marchi, Loredana across the Landscape, 2017, Digital animation HD, sound, 4’02. Ph: Andrea Rossetti.
Beatrice Marchi, Loredana across the Landscape, 2017, frame; digital animation HD, sound, 4’02. Courtesy Sandy Brown, Berlin.

February 19, 2024