Hélène Fauquet, risoluzione spaziale
Entità specchianti che assorbono la luce e morbidi dintorni: una lettura aperta dell’opera di Hélène Fauquet
Hélène Fauquet riflette ciò che c’è intorno. Stampe UV su legno di immagini raccolte qua e là mostrano specchi a bolla anni ’60 e vetrate decorative a grandezza naturale, con titoli come “Devianza come risultato della stagnazione”, “Scopo oscuro”, “Eco”. Fauquet intreccia in oggetti e stampe lo spettro di luce con la nostra presenza, la presenza dello spettatore. Sculture di vetro a forma di cupola specchiante si trasformano, man mano che ci si relaziona con loro. Il nostro movimento dirige le forme riflesse. Quando la luce e la geometria delle sue diverse superfici si dividono tutto si sfaccetta.
I piccoli bordi di un vetro colorato e freddo magicamente si deformano mentre navighiamo l’ambiente attraverso questo prisma. Nelle stampe di Hélène Fauquet la prospettiva da un solo punto, propria della fotografia, fissa un punto particolare da cui osservare l’ambiente astratto. Ricordi di essere stato bambino, nella casa di un estraneo, magari con il viso premuto contro la finestra colorata, contemplando i diversi alberi che costeggiano il giardino. C’è una connotazione mnemonica in queste finestre, e un semplice gioco di luce, colore e geometria che attrae l’occhio. Fauquet stampa gli oggetti in scala uno a uno, mostrando loro e i loro dintorni spezzati, non più identificabili come erano in passato.
Raggi UV su legno
In merito alle fotografie trouvé l’artista preferisce l’enigma, non rivelando la loro origine. Anche i titoli sono frammenti senza fonte. Fauquet dice come “i disegni geometrici delle vetrate sono spesso la copia di una copia, fino al punto che la loro origine finisce per perdersi”. Sembra consapevole della scarsa qualità dell’immagine, e di come questa si impregni del legno del suo supporto. Gestualizza un raggio e un pigmento che poi si incontrano su una superficie. La tecnica della stampa UV è usata per la pubblicità, perché permette di stampare anche su materiali spessi. “La luce viene fissata; i raggi dell’immagine vengono catturati durante la stampa” dice Fauquet, descrivendo come l’inchiostro dell’immagine trovata, a volte “pixelata”, si diffonde sul e nel legno non trattato, dando il senso del velluto. Il legno, come supporto scelto per le immagini, si comporta come una carta primaria o un schermo classico. E reca in sé anche il riferimento ai materiali impiegati per impedire di vedere oltre una finestra. Le venature del legno si relazionano con l’immagine stampata, fondendosi in immagini che imitano gli oggetti raffigurati. “Si comportano più come oggetti di scena che come trompe l’oeil. Sono azione per qualcos’altro nel contesto di uno spazio espositivo” dice l’artista – più la nostra conversazione continua, più ogni componente del suo lavoro diventa un origami di pensieri, elegantemente piegato “in” e “su” sé stesso.
C’è una qualità tattile nelle stampe; l’inchiostro sciolto nel legno morbido, la temperatura del tocco immaginario del vetro, il contesto in cui facciamo esperienza degli interni di vetro colorato. Lei parla di “risoluzione nello spazio”, pensando agli specchi a bolle degli anni ’60 come “superfici che non possono essere stampate”. Le sue sculture sferiche e specchianti rendono fluido lo spazio intorno. Percepiamo di nuovo l’oggetto solo attraverso i suoi “dintorni”? Estrazione e ricostruzione ricorrono nella pratica di Fauquet. La storia del vetro isotirato, la sua fonte, un possibile montaggio, l’interazione del legno e della stampa, il loro posizionamento in uno spazio espositivo: riarrangiamenti e decisioni sono costruiti sull’immagine trovata. Incrociando il pensiero concettuale e l’ambiente interno, questo influenza la forma e la a sua volta forma lo influenza. La non-neutralità degli spazi e degli interni personalizzati è evidente. In ragione del modo in cui sono stampate le composizioni diventano più leggibili. La loro estetica può ricordare Paul Klee e l’animazione francese degli anni 50 di Les Shadoks.
Vetro solubile, disposizioni associative
Il modo in cui le opere di Hélène Fauquet sono disposte sul muro – come nella sua ultima mostra, monde ouvert, da Édouard Montassut a Parigi -, è quel che l’artista definisce modo “associativo”. Sembrano file aperti sullo schermo del pc. La loro disposizione cambia di nuovo il modo in cui guardiamo le immagini e la loro geometria. Smettono di essere “finestre” per apparir invece “come se avessero regole e norme proprie” dice l’artista.
Finestre e sculture rendono pittorici luce e spazio, spezzando e mescolando colori sfumati. Sembrano intenti a catturare ambiente e ora del giorno, più che una prospettiva reale. La qualità trasformativa aumenta anche la doppia visione che la loro presenza come oggetti porta in mostra: guardiamo, attraverso, “con” e “per”. La consistenza del vetro varia, dal waterglass, al granito ghiacciato, al chip di colla con texture piumata, alle linee verticali di una corda. Le superfici smussate del vetro si traducono bene nella stampa stampa; tutto ciò che vediamo è luce spezzata. le spumeggianti stampe a specchio ricordano il fascino che si può innescare in un momento di iper-consapevolezza; l’esistenza diventa onnipresente, eppure precisamente situata, come se fosse vista dal bordo lontano di una stanza.
In monde ouvert, il manifesto della mostra è presentato come parte della mostra stessa. Questo è il momento in cui tutte le componenti che compongono l’opera di Fauquet iniziano ad avvitarsi e a cablare. Sul manifesto si trovano immagini di attrezzi agricoli e strumenti primari per coltivare la terra; servono ad aprire un varco. Sono stati presi da una mostra didattica, fuori da una casa-museo (all’aperto). Gli attrezzi e il loro dislocamento – come il manifesto stesso, che è parte della mostra -, portano a riflettere sulla funzione, la riproduzione e la rappresentazione.
Quanto della pratica di Hélène Fauquet riguarda la pratica del ricalco? In che modo leggere è diverso dal ricalcare e ritrarre da un’immaginare? La sua opera d’arte è, in definitiva, nodo di corpo in movimento, testa a due occhi, macchina fotografica monocolare, “dintorni onnipresenti”.
April 5, 2022