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Claas Reiss: è il tempo delle nuove voci

CFA

Claas Reiss lascia la finanza per l’arte contemporanea, e si mette al servizio della nuova pittura (impegnandosi a lungo termine)

Per Claas Reiss passare dal mondo della finanza a quello dell’arte contemporanea è stata questione di priorità. Così una passione coltivata sin da bambino ha portato uno stimato professionista a saltare il fosso e raccogliere la sfida che ogni grande passione pone a chi la prova davvero. La sua galleria ha così aperto a Londra nel 2019, la sera prima che la nazione entrasse in quarantena. Ironia della sorte? Solo il tempo potrà dire. Intanto Claas Reis è diventato un gallerista, curioso, motivato, concentrato sui giovani, che crede nelle relazioni a lungo termine e si appresta a annunciare gli artisti che intende rappresentare.

Come ha maturato a decisione di diventare una gallerista specializzato in emergenti?

Claas Reiss: È stato il risultato di un lungo percorso. Da adolescente frequentavo corsi serali di acquerello, mia madre è un’artista. Mio zio, in Svizzera, è pure lui un artista. Oggi ha 80 anni ed è ancora attivissimo. Quando mi sono trasferito a Londra, 22 anni fa, ho iniziato a collezionare opere di artisti emergenti e a prendere lezioni serali di pittura a olio. Col tempo l’arte ha preso il sopravvento. Mi è sembrata una scelta naturale, non solo dipingere, visitare artisti, collezionare dipinti e frequentare gallerie e musei, ma anche aprire una galleria che fosse una piattaforma per gli artisti, per mostrare le loro opere e costruire una comunità intorno a esse. Dal 2018 ho iniziato a lavorare allo sviluppo di un programma incentrato sulle “nuove voci” della pittura contemporanea internazionale.

Quando ci siamo incontrati per la prima volta, all’ultima edizione di Art Brussels, ci hai raccontato un altro dettaglio, parte del processo decisionale che ti ha portato qui. 

Claas Reiss: In effetti, ci sono stati altri piccoli elementi, ma probabilmente vi riferite alla scomparsa di mio padre, avvenuta all’inizio del 2018, dopo una lunga e soddisfacente vita professionale. Ricordo di averlo guardato sul letto di morte e di aver pensato “la vita è troppo breve per scendere a compromessi. Dovrei seguire la mia passione”. Da quel istante è stato chiaro che sarei andato avanti e avrei fatto ciò che sentivo giusto per me.

claas reis
Class Reiss gallery, London. Ph: Damian Griffiths.

In tempi recenti Londra non si è dimostrata il terreno più fertile per gli artisti emergenti. Perché ha deciso di aprire nella city?

Claas Reiss: Forse dovrei iniziare dicendo che credo fermamente nel commercio tradizionale. A mio avviso l’online può, nella migliore delle ipotesi, sostenere gli sforzi di una galleria, non sostituirla. Fiere come Liste Basel o Paris Internationale, e le numerose iniziative di accoglienza per gallerie e artisti, offrono preziose occasioni di visibilità internazionale. La partecipazione alla sezione Discovery di Art Brussels, nell’aprile 2022, dopo meno di un anno di programmazione, è stata un’esperienza importante, che mi ha portato all’attenzione di un pubblico ampio. Tuttavia, va detto che per rendere sostenibile un programma incentrato sulle “nuove voci” è essenziale contenere i costi. 

Londra continua a essere una piazza importante. Ha scuole d’arte riconosciute a livello mondiale, talenti artistici, competenze curatoriali. Ci sono università come Slade, Goldsmiths o RCA, solo per citarne alcune. Ci sono valide istituzioni e una crescente base di sostenitori. D’altro canto, si tratta di un mercato molto competitivo, con centinaia di gallerie e spazi espositivi; dopo la pandemia i numeri crescono ogni settimana. È comunque molto stimolante far parte di una comunità così dinamica e in rapida evoluzione. 

Da un punto di vista più pragmatico, la mia famiglia è felice a Londra. Il lavoro di mia moglie ci aiuta a pagare le bollette e i miei due figli sono nati e cresciuti qui. Curiosamente, anni fa uno dei galleristi più anziani di Londra mi aveva consigliato di aprire una galleria a Bruxelles o a Colonia, invece che a Londra, ma non gli ho dato retta. Tuttavia, queste due città potrebbero interessarmi per un secondo spazio, sia per conto mio, sia attraverso iniziative di condivisione con galleristi che la pensano allo stesso modo, come nel caso della Maison De Rendez Vous, oppure di Echo, rispettivamente a Bruxelles e a Colonia.

Dove si trova la galleria?

Claas Reiss: Sono nel centro di Londra, nel Regent’s Park Estate, un’area di case popolari edificate in stile brutalista nel secondo dopoguerra. La zona è a nord di Fitzrovia, attraverso Euston Road, a cinque minuti a piedi da Frieze London e dal parco di sculture di Regent’s Park, e a pochi minuti a piedi da cinque linee della metropolitana. In tempi recenti Fitzrovia si è sempre più trasformata in un polo di gallerie d’avanguardia, pur essendo vicina alle gallerie più affermate, alle istituzioni e ai musei. Pur tenendo presente il problema della sostenibilità, per me era importante essere centrale e accessibile, in modo da potermi concentrare sul mio programma e mostrare ciò che è importante per me.

La galleria occupa il piano terra e il livello inferiore di un’ex edicola. È aperta e luminosa, con un’intera parete vetrata che si affaccia sulla strada. Qualcuno dice che la galleria e il quartiere hanno un’atmosfera “europea”. A me mi ricorda una versione mini di Capitain Petzel a Berlino Est.

Di dove sei originario?

Claas Reiss: Vengo dalla Germania, da cui mi sono trasferito a Londra 22 anni fa. Una parte della mia famiglia è originaria di Amburgo, ma sono cresciuto nel sud-ovest della Germania, vicino al confine con la Francia.

Ha un piano a medio termine?

Claas Reiss: Non ho un piano a medio termine definito, ma ho alcune aspirazioni, soprattutto riguardo alle “nuove voci” della pittura contemporanea internazionale.

In un futuro molto prossimo annuncerò gli artisti che intendo rappresentare. La mia aspirazione principale è quella di costruire una comunità intorno al mio programma e di offrire agli artisti con cui lavoro una serie crescente di opportunità. La partecipazione alle fiere è un esempio, o la prossima residenza che avrò da CFA, a Milano. Tengo anche d’occhio le iniziative di ospitalità e condivisione. A mia volta, mentre sarò a Milano, ospiterò il progetto piloto pardo di Philippa zu Knyphausen. Aprire un secondo spazio a Bruxelles è una possibilità che sto considerando,, anche se sono consapevole del tempo e delle risorse necessarie per rendere sostenibile la crescita di una galleria come la mia.

Class Reiss gallery, London. Ph: Damian Griffiths.

Puoi spiegare meglio la scelta di concentrarsi sulla pittura?

Claas Reiss: Semplicemente, è la mia passione: dipingo, colleziono quadri da oltre 20 anni, ho visto molte mostre di pittura. Il mio occhio si è stabilizzato, per essere sicuro nelle mie scelte, puntando sulla qualità, senza inseguire le tendenze. La mia reazione ai dipinti può essere fisica e, all’estremo, mi fa sentire come un respiro affannoso o una pressione nel petto. Per lo più ho questa reazione per le opere in cui è visibile il processo di pittura e la sua materialità. Mi piacciono sempre di più anche i lavori concettuali che utilizzano la pittura o il disegno come strumento.

Sei interessato anche al mercato secondario?

Claas Reiss: No, anche se sono consapevole del fatto che il ruolo di un gallerista può comprendere anche il sostegno agli artisti, quando questi cominciano ad avere un mercato secondario, con tutto ciò che questo comporta. Ma, ribadisco, in questa fase non seguo il mercato secondario e non lo considero nello sviluppo del mio programma.

Come è strutturata la sua galleria?

Claas Reiss: Come già detto, lo spazio si sviluppa su due livelli. Il piano terra è incentrato sul programma della galleria “Claas Reiss”, ossia con mostre dedicate agli artisti con cui desidero lavorare a lungo termine. Il piano inferiore è quello che invece dedico alle mostre di “Projektraum London”. Queste sono indipendenti dal programma della galleria. Presentano artisti che non hanno una storia espositiva, oppure ne hanno una limitata, oppure che sono meno interessati a lavorare in ottica commerciale. Si tratta di uno spazio più aperto e sperimentale, che arricchisce il programma della galleria. Ad esempio, Dan Loxton ha tenuto una mostra personale a Projektraum London nel 2021, dopodiché l’ho invitato a fare una presentazione in duo nella sezione Discovery di Art Brussels, all’inizio di quest’anno. Ora è anche parte della mostra collettiva da CFA. Nel 2023 avrà una personale a Londra. La flessibilità del Projektraum London mi ha permesso di ospitare il corso l’MFA della Goldsmiths, nell’ambito del quale lo spazio è a disposizione di studenti curatori.

‘Work’, Magnus Frederik Clausen, installation view at Claas Reiss, London.

A livello geografico, c’è qualche regione che vorrebbe esplorare più a fondo?

Claas Reiss: Il mio programma è incentrato sulle “nuove voci” della pittura contemporanea internazionale, perciò non si concentra solo sul Regno Unito. A Londra ci sono già molte grandi gallerie che sostengono gli artisti locali. Finora ho esposto 16 artisti di 12 Paesi diversi. Per quanto riguarda gli artisti londinesi, mi sono concentrato su artisti con poca storia espositiva. La mia seconda mostra è stata con James Collins, che si è diplomato a Wimbledon e al Royal College of Art qualche anno fa, ma che da allora non aveva più esposto nel Regno Unito; gli ho dato la possibilità di avere la sua prima mostra personale. Dan Linden si è laureato allo Slade due mesi prima della sua personale in galleria; all’inizio del 2023 esporrò due neo-laureati dell’RCA e della Royal Academy. Allo stesso tempo, all’inizio di quest’anno ho organizzato una mostra con Ansel Krut, con un interessante approccio tematico, ossia esponendo le sue opere insieme alla sua collezione di opere scambiate con amici artisti o familiari. Ansel ha lavorato per molti anni con Modern Art e Marlborough New York. Nei circoli dei giovani pittori londinesi è una specie di eroe.

Qual è il suo approccio quando sceglie un artista con cui lavorare?

Claas Reiss: All’inizio devo avere una relazione emotiva, quella sensazione di “mancanza d’aria” che ho descritto prima.

La comunità di artisti intorno alla galleria è molto importante per me. Condividiamo la stessa sensibilità estetica. Poi gli artisti con cui lavoro suggeriscono altri artisti che conoscono, amano e introducono nel programma della galleria. Per esempio, Sara Rossi mi ha fatto conoscere Michel Gomm; Dan Loxton mi ha fatto conoscere Magnus Frederik Clausen, che avrà una personale in galleria durante la settimana di Frieze. All’inizio del 2023 esporrò un pittore di New York, che qualche tempo fa è stato compagno di corso all’Hunter MFA di Jule Korneffel e Dan Linden.

Che tipo di rapporto preferisce avere con gli artisti?

Claas Reiss: Dipende. Con alcuni ho scambi quotidiani, con altri ci sentiamo meno di frequente, ma siamo comunque in contatto. Dopotutto stiamo vivendo l’era dei social media.

Da gallerista emergente, vedi la tua età anagrafica come una debolezza o punto di forza?

Claas Reiss: Probabilmente è entrambe le cose. Come gallerista sulla cinquantina potrei non avere la stessa facilità di accesso a tutti gli ambienti. Dopotutto molti grandi galleristi hanno invece iniziato a esporre i loro amici artisti. Allo stesso tempo, ho un occhio esperto e sono sicuro delle mie scelte. Colleziono spesso le opere degli artisti con cui lavoro, fornendo un ulteriore supporto, e offrendo consigli sulla loro carriera. Ho anche una vasta rete di contatti con le gallerie che ho sviluppato nel corso degli anni. In definitiva, condivido con i miei artisti la passione e l’amore per la pittura. Spesso gli artisti ai cui faccio visita mi dicono che sembro qualcuno molto interessato alle opere, cosa che sorprendentemente non sembra essere la norma.

A questo riguardo, hai modelli di riferimento?

Claas Reiss: C’è un aspetto dell’essere gallerista che non mi aspettavo all’inizio: come pittore dilettante uno guarda e ammira la maestria delle opere dei colleghi pittori. Come collezionista, mi chiedo se ogni giorno mi piacerà guardare l’opera che sto comprando. In qualità di gallerista, invece, le sfide sono diverse e l’universo degli artisti da prendere in considerazione per un programma di galleria è diverso e molto più ristretto.

Per rispondere alla domanda, non desidero modellare la galleria su quella di altri. Rimango invece fedele alla mia missione. Vedo il mio ruolo come gallerista, non come mercante d’arte. Sono interessato alle relazioni a lungo termine.

A che punto è l’arte contemporanea oggi?

Claas Reiss: In questo momento sono molto concentrato sulla galleria e sullo sviluppo del suo programma. Mi interessano poco le cose che non posso cambiare. Ma forse posso condividere un aneddoto. Ho aperto la galleria il 4 novembre 2020 con una presentazione personale di Jule Korneffel, di New York – era la sera prima che l’Inghilterra entrasse in lockdown. Le gallerie di Londra sono state autorizzate a riaprire all’inizio di dicembre, per un periodo di due settimane e mezzo. I primi due giorni non ho avuto visitatori. Così ho chiuso la porta alle 18.00 e sono andato a Mayfair per l’evento del venerdì, per visitare le mostre nelle grandi gallerie. La maggior parte di esse non aveva visitatori. Da Zwirner ero solo. Ricordo di aver pensato: “Com’è possibile che dopo essere stata chiusa in casa per quattro settimane le persone non sentano il bisogno di vedere opere dal vivo?” Eppure, a pochi metri di distanza, i negozi di Regent Street o Oxford Street erano pieni di persone.

October 6, 2022