Dal MAN di Nuoro ad Artissima: intervista con Luigi Fassi
Parola a Luigi Fassi, nominato all’inizio del 2022 direttore di Artissima, tra poche ore alla prova dei fatti
Lo scorso 22 febbraio il Consiglio Direttivo della Fondazione Torino Musei ha nominato Luigi Fassi direttore di Artissima, che domani apre al pubblico la sua ventinovesima edizione. Fassi, torinese, classe 1977, già coordinatore della sezione Present Future della fiera torinese (dal 2010 al 2017) viene dalla direzione del Museo d’Arte della Provincia di Nuoro, a cui era approdato nel 2018. A poche ore dalla preview abbiamo provato a capire quale sia la sua visione sul presente e sul futuro di una fiera dalle molte anime e dalla tradizionale propensione all’arte d’avangiuardia, sulla scena internazionale.
Che Artissima ha trovato, e quale vorrebbe creare?
Luigi Fassi: Il mio obiettivo è stato quello di riprendere a lavorare sul network internazionale della fiera, senza naturalmente dimenticare la scena italiana. Quest’anno ho potuto riprendere a viaggiare. Questo mi ha permesso di consolidare i rapporti esistenti, ma anche di crearne dei nuovi. Il lavoro svolto si traduce bene in un dato: delle 174 gallerie che partecipano quest’anno 42 sono quelle che a Torino vengono per la prima volta, 21 delle quali dalla Germania.
Con quale aspettativa?
Luigi Fassi: Per le gallerie straniere Torino è un ingresso nel sistema istituzionale e nel mercato italiano. Per le italiane è un affaccio sulla scena internazionale. Si trattava di riprendere il racconto che la pandemia aveva interrotto, e di presentarlo al pubblico nella maniera giusta. Il collezionista si aspetta di vedere a Torino qualcosa di diverso rispetto alla fiere mainstream.
A questo proposito, come Artissima intende collocarsi nello scenario globale?
Luigi Fassi: Negli scorsi anni Artissima si è guadagnata sul campo il titolo di ‘fiera delle prime volte’. Vale a dire che spesso proprio a Torino le gallerie, italiane e straniere, hanno iniziato il loro percorso fieristico. Alcune poi sono cresciute in maniera esponenziale.
Possiamo dunque parlare di Artissima come di una fiera focalizzata sulle gallerie emergenti?
Luigi Fassi: Direi di sì. Ma Artissima sa anche essere efficace per quelle gallerie che invece puntano a rafforzare la propria identità.
In che modo?
Luigi fassi: Artissima tradizionalmente offre esposizione a un collezionismo molto eterogeneo e, quest’anno, abbiamo anche cercato di fare in modo che la fiera potesse offrire un punto di atterraggio che fosse il più ospitale possibile, per i visitatori, ma anche per gli espositori.
Aiuta essere a Torino?
Luigi Fassi: Certo. A questo proposito abbiamo cercato di rafforzare la sinergia con la città, e con i musei che come Artissima fanno parte della Fondazione Torino Musei, ossia il Museo d’Arte Orientale, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea e Palazzo Madama – Museo d’Arte Antica. Dal punto di vista squisitamente culturale aiuta il fatto che Artissima non abbia ragioni commerciali stringenti.
Cosa significa?
Luigi Fassi: L’identità della fiera è senz’altro di carattere commerciale, ma la sua natura le permette anche di dedicarsi alla produzione più squisitamente culturale, ossia di assumere un approccio museale.
Quali sono, nel mondo, i competitor diretti di Artissima?
Luigi fassi: Il panorama fieristico non smette di complicarsi, l’offerta cresce, tanto che sarebbe interessante a un certo punto provare a chiedersi perché questo accada. Dal canto nostro, guardiamo a realtà come Arco Madrid, che con Artissima ha alcune tendenze interessanti. Poi ci sono le fiere di ricerca, alle quali pure guardiamo con grande attenzione. Penso a Paris Internationale, ad Art-o-rama, o a Liste. Poi però va detto che Artissima ha una propria identità, che intendiamo continuare a difendere.
Come la Fondazione Torino Musei, Artissima è espressione di una compagine pubblica, che include la Città di Torino e la Regione Piemonte. Opportunità o svantaggio?
Luigi Fassi: Proprio in ragione della sua natura Artissima riesce a essere una leva di sviluppo economico, ma anche culturale e relazionale. In questo senso non va trascurata la presenza istituzionale che Artissima è in grado di attirare. Qui i curatori e direttori di museo da ogni parte del mondo vengono ad aggiornarsi.
E magari, oltre alla fiera, scoprono la città e la Regione in cui la città si trova.
Luigi Fassi: Esatto, creando quel valore relazionale di cui parlavo. Artissima si nutre della città, e viceversa, portando oltretutto a Torino un pubblico di altissimo profilo.
Quale crede sia la chiave per tenere insieme tutti questi livelli?
Luigi Fassi: Anche in ragione del mio percorso personale, credo che il punto stia nella capacità di pensare musealmente, almeno in termini di ambizione culturale.
Quanto tempo serve per vedere Artissima?
Luigi Fassi: Secondo quanto abbiamo detto finora, credo servano almeno due giorni, proprio perché oltre alla fiera c’è la città, con le sue istituzioni.
Nel momento storico come quello che stiamo vivendo, come crede debba porsi una fiera d’arte?
Luigi Fassi: Una fiera è comunque un’impresa, che deve creare valore e perciò saper affrontare anche contesti non favorevoli. Riguardo all’impatto economico della situazione attuale, si tratterà di valutare quando chiuderanno i battenti. Al momento posso solo dire che è proprio in questi momenti di incertezza che c’è più bisogno di cultura.
Siamo all’idea di esperienza trasformativa che ha scelto per inquadrare l’edizione di quest’anno?
Luigi Fassi: Esatto. Vedo la fiera come una sintesi di intelligenze, di creatività, di prospettive sul futuro. Viverla dovrebbe aiutarci.
Poi però le gallerie devono vendere, giusto?
Luigi Fassi: La fiera esiste da 29 anni e le gallerie a Torino tornano volentieri. Questa credo sia la questione più determinante e l’indicatore dello stato di salute della fiera. Alla fine i conti qui sono sempre tornati.
Immagine di copertina in homepage: dettaglio degli affreschi con storie di San Eldrado, Abbazia di Novalesa, Piemonte, IX secolo.
November 2, 2022