Il collezionismo come pensiero: intervista a Pedro Barbosa
Cosa significa collezionare arte “correttamente”? Ne abbiamo parlato con Pedro Barbosa, collezionista brasiliano con le idee chiare, sul suo ruolo e sulla sua missione
Pedro Barbosa è un collezionista inconsueto, con un piano preciso e una rara dedizione a uno scopo preciso. Ha iniziato a collezionare nel 1999 per far crescere i suoi figli in un ambiente in cui fossero esposti alle arti visive e al pensiero critico. “Il primo pezzo che ho comprato è stato una scultura cinetica di Jesús Rafael Soto. È qui, dietro di me, alla mia sinistra” dice allungando la mano dietro la spalla. All’inizio del suo percorso Pedro Barbosa non riteneva essenziale incontrare gli artisti di cui acquistava le opere, anche perché molti di loro erano già passati a miglior vita. Ma il legame personale è diventato via via necessario. Oggi Barbosa apprezza la conversazione con gli artisti tanto quanto le loro opere.
Oggetti e discorsi
“Quando ho cominciato a desiderare che la mia collezione fosse più internazionale, ho unito le forze con Jacopo Crivelli Visconti, curatore e critico indipendente basato a San Paolo, già curatore la Biennale di San Paolo nel 2021. Abbiamo lavorato insieme dal 2012 al 2019, divertendoci e progettando altri modi di collezionare; questa è la direzione che sono riuscito a prendere” racconta Barbosa. Inizialmente la sua collezione riguardava soprattutto l’astrazione geometrica, che però nel tempo è diventata così stancante da spingerlo a spostare la sua attenzione verso i terreni più fertili dell’arte politicamente impegnata e della critica sociale. “Crivelli Visconti ha guidato la nave con competenza e conoscenza. Qualche anno dopo aver iniziato a lavorare insieme abbiamo aperto una discussione incentrata sull’importanza delle pubblicazioni d’arte, dei materiali d’archivio e del loro rapporto con le opere. È stato allora che ho iniziato a costruire l’archivio, su cui oggi mi concentro.
“Non ho ancora capito cosa faccio di preciso – dice Pedro Barbosa ridendo – ma so che mi interessa promuovere la ricerca e il pensiero critico; per questo colleziono artisti molto giovani, come Gustavo Torrezan, oppure gli archivi di quelli molto affermati, come nel caso di Joseph Kosuth”. Il materiale d’archivio che Pedro Barbosa preferisce acquisire è costituito da registrazioni di performance, pubblicazioni indipendenti, libri d’artista, volantini. Sono testimonianze che gli permettono di costruire un discorso contestuale intorno all’artista, ma anche di rendere pubblica questa conoscenza – che è una sorta di biblioteca discorsiva – e metterla a disposizione della giovane generazione di artisti brasiliani.
Colmare lacune
“Pochissime persone si guadagnano da vivere con la loro produzione artistica — dice Pedro Barbosa — e il 99% degli artisti è escluso da quello che viene counemente chiamato mercato dell’arte. Manca la discussione critica su ciò che è stato prodotto e su ciò che viene prodotto ora nel mondo dell’arte. Solo l’1% è visibile, mentre un enorme corpus artistico rimane sommerso”. L’attrazione del mondo dell’arte verso il mercato e le sue tendenze impoverisce la ricchezza culturale dell’esistente. Mentre le riviste d’arte pubblicano quasi esclusivamente mostre commerciali e le riviste accademiche presentano opere critiche importanti, ma per un pubblico ristretto, lo spazio intermedio rimane vuoto. In esso si possono trovare pratiche come quella di Ghislaine Leung, il cui lavoro con i cancelli di sicurezza per bambini, recentemente esposto da Essex Street/Maxwell Graham a New York, fa ora parte della collezione Barbosa.
A ques proposito Barbosa aggiunge “Cancelli e recinzioni occupano un posto speciale nell’immaginario delle nostre società, soprattutto in Brasile. Ciò che mi è piaciuto in quest’opera è stato il gesto, ossia l’azione di aprire i cancelli che al visitatore l’artista ha richiesto. Non possiamo esser solo passanti. Per procedere bisogna esser in grado di fare qualcosa”. Gli spazi intermedi sono spesso separati dai confini di classe, nazionalità, razza e genere. Il tema dell’accesso e quello del permesso, così pertinenti nel Brasile contemporaneo, sono per Pedro Barbosa un interesse costante.
La materia grigia sulla retina
“Ci sono molti artisti interessanti oggi. Prendiamo Carolyn Lazard, le cui opere mi affascinano, ma anche i dipinti bianchi di Ian Law, con il loro specifico monocromatismo”. In Brasile una delle sue ultime scoperte è Gustavo Torrezan, il cui lavoro, all’incrocio tra accademico e artistico, risuona con lui. L’importanza di sostenere e collezionare “correttamente”, di assumersi a priori la responsabilità dei risultati di ciò che si mostra, di comunicarlo e di impostare l’agenda discorsiva intorno a questo, definisce l’approccio di Barbosa. È una questione di pazienza, di attenzione ai dettagli e di contestualizzazione dell’opera d’arte nel tempo e nello spazio concettuale.
“Anche se è diventato uno dei criteri più popolari — dice Pedro Barbosa ridendo — l’eccitazione visiva non è qual che perseguo. Se questa tendenza persiste, probabilmente finirò per trovarmi ai margini dalla scena artistica, per non aver potuto seguire quest’estetica”. Anche se Barbosa non aderisce alle nuove tendenze, segue comunque gli spazi e i programmi che le promuovono, dato che è comunque interessato al dialogo intergenerazionale sul gusto mediato dalle istituzioni. Questa conversazione è rintracciabile ed espressa nel materiale d’archivio contestuale, ossia quello che circonda l’opera d’arte: i libri, le riviste autoprodotte, le registrazioni, ecc.
La collezione come istituzione
“Smettiamo di comprare quando l’opera di un artista raggiunge un certo prezzo sul mercato. Oggi ci concentriamo sulla costruzione dell’archivio. Il nostro sito web è una piattaforma per ospitare conversazioni essenziali e una base per i progetti a lungo termine che stiamo sviluppando” dice Barbosa. La collezione moraes-barbosa (cmb) impiega attualmente nove persone. Commissiona testi e pubblica quasi quotidianamente contenuti, sia discorsivi che critici. La collezione lavora come un collettivo. Gli artisti che gestiscono l’organizzazione hanno una voce critica nell’agenda dell’archivio; cmb paga salari equi a ricercatori, autori e collaboratori, agendo secondo l’etica che professa. “Ammiro l’approccio di Raven Row a Londra — afferma Barbosa — che organizza le mostre più intelligenti che abbia mai visto. Vogliamo seguire questo modello”.
Pedro Barbosa è diventato ancora più specifico quando la nostra conversazione si è spostata sulle istituzioni. Il MoMA di New York è per lui la più importante, addirittura un brand. Segue da vicino il loro programma ed è vicino a Stuart Comer, curatore della sezione media e performance. Apprezza le istituzioni che lo sfidano, come il KW Institute of Contemporary Art di Berlino: “Sono persone che corrono dei rischi. Krist Gruijthuijsen ha messo in piedi un programma per cinque anni che è semplicemente affascinante. La mostra di Ian Wilson, che ha un posto importante nella mia collezione, è stata semplicemente straordinaria, e il modo in cui il KW ha presentato il lavoro di David Wojnarowicz è stato impeccabile”. Trova eccezionale anche il Museo Reina Sofia di Madrid, soprattutto per il suo impegno nel rendere più visibili gli artisti latinoamericani e la loro storia critica. L’Instituto Moreira Salles è l’istituzione che Barbosa considera un modello di riferimento in Brasile. Le loro mostre, soprattutto quelle successive alla pandemia, sono state studiate a fondo e hanno presentato ciò che è invisibile sia nelle gallerie commerciali che negli altri musei del Paese.
Trasmettere saggezza
“Comprate con il cuore, non con le orecchie. Questo è un consiglio molto importante” dice Pedro Barbosa quando gli chiedo cosa vorrebbe dire ai giovani collezionisti. Se si chiede a un filosofo chi vorrebbe incontrare\ la risposta più comune è Platone. Ma se le vere perle di saggezza fossero proprio sotto il nostro naso? Barbosa conferma: “Il collezionismo è un processo; si fanno cose giuste e sbagliate, e si impara da entrambe. Fin dall’inizio ho venduto solo l’1% o il 2% della mia collezione, perché un pezzo dipende dall’altro. In questo senso credo di essere stato fortunato”.
January 9, 2023