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Laura Langer: coordinate, costellazioni, corporeità

Luzie Meyer

Nelle esplorazioni formali come nei contenuti, l’opera di Laura Langer, come quella di un poeta, è guidata da subconscio

I titoli delle mostre di Laura Langer sono brevi, spesso composti da una sola parola; come nel caso di Heart, presso Gallery Italy, a Francoforte sul Meno (2017); Liberty, a Portikus, pure a Francoforte sul Meno (2020); Homesick, presso The Wig, Berlino (2021); Homesick da Weiss Falk, a Basilea (2021); Headlines, alla Kunsthaus Glarus (2022). Lo stesso vale per la mostra più recente, Lateral, attualmente in corso al Braunsfelder di Colonia (24 maggio – 12 agosto 2023). I titoli di una sola parola creano l’impressione di una compressione o di una densità. Suggeriscono che al di là del dato c’è qualcos’altro.

Ispezioni

Quando nelle giuste condizioni si ispeziona il cielo notturno si vedono moltissime stelle, che a loro volta sono solo la frazione di una moltitudine nascosta. Per millenni l’uomo ha osservato le stelle per orientarsi, usandole come coordinate all’interno delle costellazioni. Le stelle offrono un utile punto di partenza anche per comprendere il metodo artistico di Laura Langer. Per lei le immagini sono parte di un più vasto processo di organizzazione del significato nello spazio.

La prima personale dell’artista raccoglieva una serie di grandi dipinti intitolati Night Stage (2016) che coprivano interamente le pareti di una stanza seminterrata. Le tele raffiguravano stelle erranti su sfondi di colore scuro con ampie anse pennellate a olio. La stanza è stata trasformata in un portale verso lo spazio profondo e ha posto le basi per le opere che sarebbero seguite. Da allora le immagini hanno continuato a servire a Langer come coordinate per orientare le proprie mostre, come schemi che emergono dal caos.

Laura Langer, Night Stage (Detail), oil on canvas, 2016. Courtesy of Weiss Falk, Basel / Zurich and the artist

Introspezioni

Sia nelle sue esplorazioni formali sia nei contenuti, il lavoro di Laura Langer, come quello di un poeta, è guidato dal subconscio. L’artista (che è nata nel 1986 a Buenos Aires) possiede una vasta collezione di fotografie, che per lei è una risorsa da cui attingere. I dipinti contengono spesso trasferimenti, o stampe fotografiche, che vengono modificate con pennarelli, colori a olio o pastelli. Nella varietà di espressioni il gesto pittorico di Langer è dunque di carattere performativo. A volte crea movimenti circolari e costanti con pennelli spessi, che evocano contemplazione e calma. Altre volte lo spettatore trova ampie superfici coperte da delicati scarabocchi eseguiti con pennarelli colorati, neri o argentati, la cui precisione può rasentare l’ossessività; a volte i graffi del pennarello diventano frenetici, quasi a segnalare uno stato di disordine e agitazione. Il disegno di Langer apre una dimensione temporale volta a trasmettere la qualità del tempo trascorso dall’artista nell’intimità del suo studio.

Laura Langer lavora con piccoli gesti su superfici di grandi dimensioni, per dar spazio a moti interiori; tracciandoli, l’artista crea un’immagine. Le tracce che un pittore lascia sulla superficie di una tela non sono mai pura espressione di sé, o il semplice risultato di una sottomissione a uno stato presente. Sono anche segni indicali che contengono artificio e finzione. Lo stesso vale per i dipinti a olio interamente basati su fotografie private, come Kitchen 1 e Kitchen 2 (entrambi del 2023), che mostrano l’interno della credenza del padre e il piano di un tavolo da cucina – in questo momento sono esposti nella personale al Braunsfelder di Colonia. Con la scelta di creare dipinti in bianco e nero modellati su fotografie – invece di mostrare gli originali – l’opera di Langer si allontana dalla cronaca per trasformarsi in narrazione.

Laura Langer, Kitchen 1, oil and paper on canvas, 2023. Courtesy of Braunsfelder, Cologne; Weiss Falk, Basel / Zurich, and the artist. Photo: Mareike Tocha
Laura Langer, Kitchen 2, oil and paper on canvas, 2023. Courtesy of Braunsfelder, Cologne; Weiss Falk, Basel / Zurich, and the artist. Photo: Mareike Tocha

Allo stesso modo, molti dei testi scritti da Laura Langer per introdurre le sue mostre includono le voci di personaggi fittizi. Mentre alcuni sono puramente immaginari, altri sono stati sviluppati rielaborando conversazioni intime tra l’artista e un terapeuta, oppure con membri della sua famiglia, curatori, o altri artisti. Il lavoro esamina le esperienze personali trasformandole in punti di partenza per l’esplorazione di una sensibilità più generale, o forse addirittura universale.

Extraspettivo

Laura Langer ha studiato cinematografia prima di decidere di immergersi completamente nelle arti visive: La sua pratica pittorica non si limita all’interesse autoindulgente che spesso caratterizza chi si avvicina a questo antico mezzo; piuttosto, Laura Langer usa la pittura per creare un’esperienza di visione cinematografica. Le mostre sono sempre composizioni o installazioni che trascendono il singolo dipinto e il suo specifico punto di vista. Ogni opera esiste in relazione alle altre e all’ambiente che la circonda. Langer crea metafore spaziali, collocando lo spettatore in una posizione particolare all’interno dello spazio. In questo modo le opere contribuiscono a generare una sorta di consapevolezza riguardo alla relatività che caratterizza la prospettiva individuale.

Per esempio, un’opera per la mostra intitolata Homesick (Weiss Falk, Basilea, 2021) è stata creata assumendo il punto di osservazione di una rana. Rappresenta la testa dell’artista mentre sta sdraiata su un prato guardando il cielo. Lo spettatore viene così coinvolto in una singolare manovra prospettica, una manovra di natura “escheriana”. Il primo dipinto della serie mostra infatti una vista del cielo, ossia la prospettiva dell’artista dall’erba. Ma nei quadri successivi la cornice visibile sembra spostarsi verso il basso, lontano dal cielo notturno, rivelando un po’ alla volta il volto che guarda verso l’alto. Appesi da un margine all’altro della stanza, i dipinti suggeriscono un movimento continuo attraverso la scena visualizzata, mentre il punto di vista narrativo cambia dalla prima alla terza persona, correlando l’obiettivo della macchina fotografica all’occhio dell’artista. Funzionando come una sorta di camera-pan, la giustapposizione delle immagini nello spazio della galleria porta in un contesto espositivo una modalità di percezione tipicamente cinematografica. L’artista esamina la propria prospettiva dall’esterno, lasciando che lo spettatore partecipi a uno sforzo che è di auto-riflessione. Lo spettatore è invitato a riflettere su di sé all’interno di un complesso insieme di punti di vista.

Laura Langer, Installation view of Homesick at Weiss Falk, Basel, 2021. Courtesy of Weiss Falk, Basel / Zurich and the artist

Un’altra occasione in cui l’artista ha mostrato un singolo oggetto da più angolazioni è la serie di dipinti intitolati Never titled 1-6, presentati nella mostra intitolata Liberty che si è tenuta al Portikus di Francoforte nel 2020. La domanda “Und Du?” (che Langer ha estratto da un manifesto di reclutamento della Prima Guerra Mondiale) viene ripetuta su sei tele. Ruotando in senso orario con un angolo di 90° da un quadro all’altro, la frase richiama il quadrante di un orologio e mette in scena l’incontro ripetuto con una richiesta di azione istantanea. Si tratta di un richiamo costante e persistente, che continua a riapparire, e in ogni istante offre una nuova direzione.

Laura Langer, Never Titled (1 – 6), installation view of Liberty at Portikus, Frankfurt am Main, 2020. Courtesy of Portikus, Frankfurt am Main; Weiss Falk, Basel / Zurich, and the artist. Photo: Diana Pfammatter

Al di là del multiprospettivismo, le specificità architettoniche di un determinato sito sono per Laura Langer di particolare interesse. L’artista costruisce strutture supplementari all’interno di uno spazio dato, il che può servire a enfatizzare le sue specifiche idiosincrasie. Come nel caso di Headlines (2022), in cui Langer ha appositamente creato una griglia di mascheratura per titoli di giornale al fine di coprire la struttura di un soffitto di vetro.

Oppure, in occasione della mostra intitolata Liberty (Portikus, 2020) Laura Langer ha costruito una scala che porta al sottotetto dell’edificio, aprendo così un’area prima non accessibile e prendendosi la libertà di superare una certa barriera. Langer può anche creare elementi aggiuntivi semplicemente volti a dirigere lo sguardo dello spettatore. Come in occasione di Homesick (The Wig, 2021) quando nelle sale espositive dello spazio l’artista ha costruito un labirinto, utilizzando pareti di cartone bianco per delimitare spazialmente due condizioni di visione radicalmente diverse per due dipinti di uno stesso scheletro. Mentre il primo dipinto si affacciava sull’apertura di un’intera stanza, l’altro era appeso dietro le pareti del labirinto, che costringeva gli spettatori a un’insolita vicinanza fisica con i resti corporei rappresentati. Gli spettatori sono diventati gli interpreti di una rievocazione dello sguardo archeologico dell’artista messo faccia a faccia con la materialità dell’opera.

Laura Langer
Laura Langer, Installation view of Homesick at The Wig, Berlin, 2021. Courtesy of Weiss Falk, Basel / Zurich and the artist

Che l’architettura avrebbe giocato un ruolo importante nella pratica di Laura Langer si era già capito all’inizio della sua carriera, in occasione della personale intitolata Heart (2017). Anche qui l’artista ha animato lo spazio trasformandolo in metafora. Langer ha infatti subito intuito che la Galerie Italy, costruita dagli studenti come struttura multipiano all’interno di uno dei grandi loft della Städelschule di Francoforte, era un corpo all’interno di un corpo. Perciò ha creato un’unica opera, ossia un dipinto a trasferimento fotografico trattato con colori a olio che rappresentava in scala uno a uno il cuore di una balena. In questo modo l’artista ha dato vita al corpo spaziale “donandogli un organo”, per qualcosa che lei stessa ha definito ironicamente un “momento Frankenstein”. Oggi l’opera si legge come un primo annuncio (quasi profetico) della futura traiettoria artistica di Langer. Vitalità, movimento e presenza sono evocati attraverso le relazioni tra pittura e spazio.

Laura Langer
Laura Langer, Installation view of Heart at Gallery Italy, Frankfurt am Main, 2017. Courtesy of Weiss Falk, Basel / Zurich and the artist

Le strategie di Laura Langer mescolano l’esterno con l’interno e sottolineano l’interrelazione di diversi punti di vista, includendo lo spettatore in una complessa rete di riferimenti. La stratificazione delle modalità di osservazione offre un nuovo, ampio modo di vedere; la capacità di vedere psichicamente; fors’anche una sorta di chiaroveggenza.

Retrospettiva

A un certo punto Laura Langer ha anche parlato dell’impulso che l’ha spinta a studiare cinematografia. Per lei c’era l’idea che il suo occhio potesse essere proprio accanto all’occhio della macchina da presa – in immediata prossimità del processo meccanico di creazione dell’immagine e in diretta connessione con esso. Ciò riporta alla mente il singolare paragone offerto da Walter Benjamin tra pittore e cineoperatore in L’opera d’arte nell’epoca della riproduzione meccanica. Benjamin infatti paragona il pittore a un mago che guarisce un paziente imponendogli le mani sul corpo, magari esercitando una leggera pressione sulla zona interessata. Il contatto fisico diretto è allo stesso tempo autoritario e intimo. Il cameraman, invece, è paragonato a un chirurgo, che opera in modo anonimo. Un chirurgo incide profondamente il tessuto del paziente, ma non incontra i suoi occhi. Allo stesso modo, l’obiettivo di una macchina fotografica penetra nell’esperienza dello spettatore in modo indiretto, ma preciso. Nel dipingere le fotografie Langer mette in scena in modo performativo ciò che la macchina fotografica ha catturato, il che suggerisce una riconciliazione tra queste due diverse sensibilità, combinando la nitidezza impersonale della macchina fotografica con l’impegno corporeo diretto della mano del pittore.

Laura Langer spiega che l’ambiente intimo dello studio offre l’opportunità di confrontarsi con le istantanee fotografiche apparentemente accidentali scattate nei propri momenti di sconvolgimento emotivo. Attraverso le procedure fisiche di disegno e pittura sulle immagini, avviene un processo “digestivo” e le esperienze disparate e isolate vengono raggruppate e collegate, assumendo retroattivamente una forma e un significato distinguibili. In questo senso, ogni sua mostra può essere vista come una retrospettiva, ossia un’occasione per guardarsi indietro in cui le esperienze vengono narrativizzate e riorganizzate, uscendo così dall’autobiografismo per entrare in un’indagine fenomenologica di più ampio spettro.

Reinsezione

Il lavoro di Laura Langer, offrendo allo spettatore diverse modalità di visione, si propone di mettere la vita in prospettiva. Contrariamente alla logica del mercato – che si basa sulla fantasia di una progressione lineare e verticale della vita e della carriera, tendendo così a marcare e individuare lo stile di un artista – la pratica di Langer rimane indeterminata e aperta rispetto alle sue direzioni future. La sua ultima mostra, Lateral, è particolarmente significativa a questo proposito, poiché combina opere recenti a lavori più datati, per offrire una visione laterale dei territori già mappati.

Laura Langer, Installation view of Lateral at Braunsfelder, Cologne, 2023. Courtesy of Braunsfelder, Cologne; Weiss Falk, Basel / Zurich, and the artist. Ph: M. Tocha

Lateral è infatti anche una continuazione della prima ricerca di Laura Langer sul cinema, con la proiezione a parete di un video, incidentalmente girato durante un’escursione di famiglia alle cascate di Iguazu durante la quale la nipote dell’artista ha un certo punto ha esclamato: “La telecamera può dire che sto morendo?”. Mentre il tempo scorre l’unica prospettiva che rassicura lo spettatore è la morte.

Alla luce della caducità della vita la preoccupazione dell’artista per la dimensione dell’opera assume una dimensione filosofica. Langer decentra il particolare punto di vista umano e chiede allo spettatore di fare un passo indietro. In una modalità retrospettiva di creazione di significati relazionali, l’artista rivela e rielabora l’esperienza vissuta, allargandosi lentamente verso un quadro più ampio.

July 3, 2023